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I Colligiani di Monica Bartalozzi stregano l’Agrestone

Che cosa vuol dire essere Colligiano? Chi sono le persone che possono fregiarsi del “titolo” di cittadino di Colle di Val d’Elsa, solo chi ci è nato e la cui famiglia ci vive da generazioni, #collevaldelsa #vannetti #docufilm #colligiani

Intervistata dal candidato sindaco del centrosinistra Riccardo Vannetti, la regista accoglie l’idea di realizzare un secondo docufilm sulle vite degli immigrati a Colle di Val d’Elsa

Che cosa vuol dire essere Colligiano? Chi sono le persone che possono fregiarsi del “titolo” di cittadino di Colle di Val d’Elsa, solo chi ci è nato e la cui famiglia ci vive da generazioni, chi ha scelto Colle per vivere e lavorare pur essendo nato altrove, chi a Colle ha generato figlie e figli? Monica Bartalozzi, regista del docufilm Colligiani, uscito nel febbraio 2023, non ha dubbi. «Chiunque viva con orgoglio e gratitudine il legame con la città è un Colligiano».

Colligiano è Fary Ture, muratore del Senegal. Come lo è Sami El Shami, imprenditore edile egiziano. E ancora: sono Colligiani Mydi Bendaoud, operaio, Ech Cherki Atafi, commerciante Mydi Mohammed, pensionato, El Azhari Mostafa, collaboratore della Colligiana Calcio, El Mostafa Hamis, commerciante, tutti del Marocco.

Colligiana è Dalina Barbullushi, albanese, entrata a far parte del consiglio comunale di Colle, lo è Maia Tsertsvadze, scrittrice georgiana, come Elfrida Hilber, fotografa austriaca, Antoaneta Dzoni, artista della Macedonia del Nord, Aurora Tucan, infermiera rumena, Antonella Martina, manager del vetro e del cristallo, e Margareth Anne Rose (Maggie), insegnante di inglese, entrambe provenienti dal Regno Unito.

Colligiano è Subash Wanniaratchy, operatore elettronico dello Sri Lanka, lo è Hazir Lulaj, benzinaio del Kosovo.

Il docufilm, realizzato con Più Design Group che l’ha prodotto insieme all’associazione colligiana Società e Politica, è stato proiettato sabato pomeriggio (20 aprile) nell’ambito della manifestazione elettorale In Festa per Vannetti Sindaco nei locali del circolo dell’Agrestone, in una sala gremita, davanti a un pubblico attento e molto interessato.

Perché raccontare l’essere colligiani

Il candidato Riccardo Vannetti, dialogando con la regista, ha chiesto da quale esigenza fosse nata la sua opera.

«Cercavamo di analizzare le politiche di immigrazione di trent’anni prima e quali effetti avessero portato, durante una discussione all’interno di Società e Politica – ha detto Monica Bartalozzi -. C’era l’esigenza di fare un racconto, di documentare questo fenomeno. Potevo prendere diverse strade, ma ho scelto la più semplice e anche la più vera. Far parlare direttamente chi ha deciso di lasciare la propria terra per vivere a Colle di Val d’Elsa».

Il risultato è il docufilm Colligiani, nel quale le parole dei protagonisti si alternano a immagini iconiche di Colle, dei luoghi di origine e di piedi che camminano, a simboleggiare il viaggio di ognuna e ognuno di loro.

Una carrellata di volti e storie di vita caratterizzate dal rispetto per la terra che li ha accolti e dalla gratitudine per le persone. Anche se, inevitabilmente, non proprio tutte.

«Mi ha colpito la forte identità colligiana che hanno, pur venendo da esperienze diverse: chi in fuga da una guerra o da condizioni di vita difficili, chi in fuga per amore».

Vannetti ha chiesto quindi se la contaminazione che queste persone portano e ricevono di conseguenza si possa definire integrazione.

«Sicuramente vanno a braccetto – ha detto Bartalozzi – e l’una ha bisogno dell’altra, anche se occorre distinguere la contaminazione come fattore culturale dall’integrazione che è fenomeno sociologico».

C’è bisogno di un Colligiani 2?, ha chiesto Vannetti.

«Istintivamente direi di no, ma riflettendo sì. La società è cambiata, i flussi migratori ci sono ancora, e forse una nuova indagine su come la nostra società accoglie queste persone ci vorrebbe».

«Questo film – ha concluso Bartalozzi tra gli applausi del pubblico – è il mio augurio per una società più giusta e accogliente».

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