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«Giovanni, ci mancherai. Ci manchi già»

Gli amici ricordano Parlavecchia, funzionario comunale, bibliotecario, storico e amante dei cani. La moglie Laura Nocentini: «È stato la mia forza, il mio sostegno. Tutto quello che io non avevo»

di Simona Pacini

È Fabio Dei, ex presidente della Società Storica della Valdelsa (del cui direttivo fa parte come del comitato di redazione della Miscellanea Storica) a sciogliere il ghiaccio, dando il via ai racconti e ai ricordi su Giovanni Parlavecchia, scomparso improvvisamente nella serata di venerdì 9 febbraio all’età di 74 anni.

Lo spazio fuori dalla camera mortuaria dell’ospedale di Campostaggia, a Poggibonsi, domenica pomeriggio, è pieno di persone, ancora incredule, accorse a dare l’ultimo saluto all’amico, al collega e al compagno di battaglie, e ad abbracciare la moglie, Laura Nocentini, storica bibliotecaria di Colle Val d’Elsa, senza curarsi del freddo e della pioggia leggera.

In tanti alla cerimonia funebre

Laura Nocentini e Giovanni Parlavecchia, 22 settembre 2023, 44esimo anno di matrimonio

C’è il sindaco di Castelfiorentino Alessio Falorni, con alcuni suoi predecessori, l’ex primo cittadino di Colle Val d’Elsa Marco Spinelli. Ci sono esponenti delle associazioni storiche, culturali, militanti, cui Giovanni Parlavecchia era iscritto e alle quali donava il proprio contributo di uomo onesto, competente, impegnato e appassionato, con interventi venati da un’irresistibile ironia.

Sabina Spannocchi, attuale presidente della Società Storica della Valdelsa, affida alla pagina scritta i suoi ricordi del tempo condiviso con Parlavecchia. «Quando fui nominata alla guida della Società, disse che i fondatori si sarebbero rivoltati nella tomba, sapendo che era stata fatta presidente una donna. E quello continuò a essere il nostro terreno comune per scherzi e battute».

Letizia Vivarelli rappresenta il canile Una. «È stato per 35 anni il nostro segretario, ci ha aiutato in ogni modo possibile per tutto quello che riguarda leggi e burocrazia. Poche ore prima che se ne andasse per sempre ci ha consegnato una busta con i documenti necessari per agire contro il proprietario di alcuni cani maltrattati. Ho sempre pensato che Giovanni per noi facesse tanto, forse anche troppo. Oggi, ascoltandovi, scopro che faceva anche tante altre cose e non capisco proprio come fosse possibile. Ora so soltanto che ci mancherà. Anzi, già ci manca tantissimo».

L’impegno sociale di un uomo speciale

Francesco Corsi, presidente Anpi, ricorda: «Per anni, prima ancora del Covid, Giovanni ha compiuto un’operazione di tessitura minuziosa con la ricerca di nomi e la ricostruzione di biografie, per raccontare le storie di tutti i valdelsani che si erano battuti per la libertà. Posso sintetizzare il suo operato con tre parole: presenza, impegno, ironia».

«Non posso nascondere che a un certo punto ci siamo trovati a discutere su un aspetto che non ci vedeva d’accordo. ‘Io sono entrato in 100 associazioni – mi disse – e sono uscito da 101’. Come Anpi, abbiamo due progetti interrotti: il primo è la presentazione da fare intorno al 25 aprile del libro scritto da Michelangelo Borri sul gerarca fascista Chiurco. Il secondo riguarda la pratica per il conferimento a Colle Val d’Elsa della medaglia d’oro al valor civile. Ci prendiamo l’impegno di portarli avanti in memoria di Giovanni».

Gli amici ricordano Giovanni Parlavecchia

Per Sergio Mazzini, ex assessore alla cultura a Castelfiorentino e presidente della Fondazione del Teatro del Popolo, Giovanni ha avuto una vita bella e piena, ma con un po’ più di fortuna avrebbe meritato una degna carriera universitaria. «Ha fatto il bibliotecario, riuscendo a fare di una piccola biblioteca disgraziata di provincia un fiore all’occhiello, frequentata da tutti i giovani di Castelfiorentino».

«Una volta mi ha salvato da una gaffe terribile – continua -. Avevo detto durante un’intervista che uno dei palchi del teatro era stato donato a Claretta Petacci, e così era stato registrato. Lui si è accorto dell’errore (si trattava di Clara Calamai) e ha fatto di tutto perché la dichiarazione venisse cambiata».

Tra lacrime e singhiozzi, potere della parola e del ricordo, cominciano ad affiorare anche i sorrisi.

Il video del convegno sul treno Colle Val d’Elsa Poggibonsi con l’intervento di Giovanni Parlavecchia

Intervengono Paolo Regini, presidente del cda Banca Cambiano (“Preparavamo qualcosa per i 140 anni della Banca. Mi aveva già mandato la prima bozza delle poesie di Vittorio Niccoli, uno dei fondatori”), il sindaco Alessio Falorni (“era un artefice straordinario di relazioni. Ha formato alcune generazioni di funzionari, oggi patrimonio della macchina amministrativa”), Pina Graziosi, ex dipendente del Comune di Castelfiorentino (“sulla scrivania aveva una cartellina targata CV. Pensavo fosse per curriculum vitae. No, sta per Cazzate Varie, mi disse”), Giancarla Armano, funzionario del Teatro del Popolo (“da lui ho imparato che un buon funzionario non deve sollevare problemi ma portare soluzioni”).

L’ex sindaco Spinelli ricorda quando, con Curzio Bastianoni, gli chiese di lasciare Castelfiorentino per fare l’assessore all’Istruzione a Colle. «Con tutto il cuore, ma io rimango qui», rispose Parlavecchia.

La grande storia d’amore con Laura

La moglie Laura ringrazia tutti per la partecipazione, per le parole e per ciò che è stato condiviso: «Giovanni è stato la mia forza, il mio sostegno, l’altra parte di me che mancava e che manca».

Poi racconta un momento personale, anche per sdrammatizzare un po’, di quando si conobbero a Empoli nel 1976.

«La Regione Toscana stava costituendo un gruppo di lavoro per il catalogo unico delle biblioteche del Medio Valdarno e della Valdelsa. Era una delle prime volte che prendevo il treno da sola, ed ero arrivata in piazza del Popolo dove è la sede del Comune. Ero arrivata presto e mi ero seduta su uno di quei seggioloni in legno con gli schienali alti. Arriva Giovanni, magrissimo. Si siede e vedo che con le gambe cercava il paletto per i piedi, che però non c’era. Lui a terra ci arrivava a malapena. Io per niente. La cosa che mi aveva più colpito, e sgomentato, era la sua grande magrezza. Questo dev’essere malato, pensai. Fu il primo impatto. Non mi sono innamorata dell’aspetto fisico. Dopo, abbiamo lavorato insieme. Ho conosciuto e apprezzato la sua cultura profonda che non esibiva. Questo è quello che mi ha colpito e che mi ha avvicinato a lui».

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