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Conte invoca il giurì d’onore per le accuse di Meloni

di Mattia Ciappi

Il clima politico italiano si infiamma nuovamente. Stavolta con l’invocazione del giurì d’onore da parte dell’ex premier Giuseppe Conte in risposta alle critiche espresse da Giorgia Meloni durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Ma cosa comporta esattamente questa richiesta e come funziona il giurì d’onore?

Il giurì d’onore, previsto dall’articolo 58 del regolamento della Camera dei Deputati, è una commissione speciale incaricata di giudicare la fondatezza di accuse che possano ledere l’onorabilità di un parlamentare. Nel caso in questione, Conte ha chiesto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, di istituire tale commissione per esaminare le parole di Meloni.

Il procedimento prevede che il deputato accusato possa richiedere al presidente della Camera la nomina di una commissione, la quale ha il compito di valutare la validità delle accuse. La commissione può essere composta dal presidente e da quattro membri, due appartenenti alla maggioranza e due all’opposizione.

Il giurì ha la facoltà di svolgere audizioni per raccogliere testimonianze e di stabilire un termine per presentare le sue conclusioni alla Camera. In genere, il presidente del giurì è un parlamentare teoricamente neutrale rispetto alle parti coinvolte.

I casi precedenti del giurì d’onore

In passato, ci sono stati casi simili, come quello sollevato dal Partito Democratico nei confronti di Giovanni Donzelli. O quello più noto del 2008, quando Dario Franceschini accusò Silvio Berlusconi. Tuttavia, non sempre la richiesta di istituire il giurì viene accettata. Nel caso del confronto tra Franceschini e Berlusconi, la richiesta fu negata in quanto le parole del leader di Forza Italia furono considerate come una mera espressione dell’interpretazione delle agenzie di stampa.

La decisione di istituire il giurì spetta al presidente della Camera. Lorenzo Fontana ha già avviato la verifica in ordine ai presupposti regolamentari necessari per dare riscontro all’istanza formulata da Conte. Molto probabilmente, la presidenza del giurì sarà affidata al vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.

Il dibattito politico sulle parole pronunciate in Aula si intensifica, mentre il paese aspetta di vedere come si evolverà questo nuovo capitolo nella complessa trama della politica italiana.

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