Alle Scotte se hai sete l’acqua te la devi portare da casa

«Dopo dato alla luce Tommaso, mia moglie aveva molta sete. Ma nonostante tutti consigliassero di bere molto, l’ospedale delle Scotte di Siena passa soltanto due piccole bottigliette di acqua al giorno. Una a pranzo e una a cena». Giuseppe Cangialosi, che adesso abita a Monteriggioni, neo babbo, si dice «indignato per quello che è successo nei giorni di degenza» alle Scotte. Per manifestare tutto il proprio disappunto ha scritto al ministro della Salute Orazio Schillaci, al sindaco di Siena Nicoletta Fabio e all’assessore Giuseppe Giordano.

Cangialosi la lettera, l’ha mandata anche al nostro giornale. Sottolinea come «oggi, nel 2023 una mamma che ha appena partorito e che inizia il percorso dell’allattamento viene limitata nel poter usufruire di un bene primario, come l’acqua al fine di dissetarsi e poter allattare il proprio figlio all’interno dell’ospedale, nelle prime ore di vita».

Il neo babbo riporta che «il personale sanitario del reparto di ostetricia – nido, durante i giorni della nostra degenza si è mostrato sempre disponibile. E all’altezza delle proprio ruolo». Ma è scandalizzato dal fatto di aver saputo che, «secondo le direttive dell’ospedale», la mamma «aveva diritto solo una bottiglietta piccola a pranzo e una bottiglietta piccola a cena. E quindi visto che mia moglie aveva sete e avrebbe dovuto bere molto, non mi è rimasto altro che andarla a comprarla. Prima al distributore e poi al supermercato».

Per questo, nella lettera, Cangialosi chiede se tutto questo sia «una cosa normale» e si auspica che se «qualora questo risultasse non conforme, che venga individuato il responsabile e vengano adottati i giusti provvedimenti nei confronti dello stesso. Chiedo inoltre che venga data l’acqua necessaria a tutti i pazienti ricoverati a tutela della salute stessa».