23 Ottobre 2025

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After the Hunt: il thriller filosofico di Guadagnino tra #MeToo e ambiguità con Julia Roberts

After the Hunt: il thriller filosofico di Guadagnino tra #MeToo e ambiguità con Julia Roberts

Ambientato nei locali rarefatti e d'élite dell'Università di Yale, il film mette in scena un intenso dramma morale che tiene in ostaggio lo spettatore, invitandolo a un doloroso esercizio di messa in discussione.

Al centro della narrazione c'è la brillante e stimata professoressa di Filosofia, Alma Himoff (interpretata da una complessa Julia Roberts). Alma è una donna costruita sulla solidità della ragione, professionalmente impeccabile e paladina riconosciuta delle cause femminili. Eppure, il suo corpo è un metronomo di un male interiore (quei dolori acuti taciuti al marito Frederick, interpretato da Michael Stuhlbarg, l'unico personaggio che spesso viene descritto come un'ancora emotiva e non ipocrita del film), e la sua esistenza si rivela un fragile castello di carte.

Tutto implode quando Maggie (Ayo Edebiri), una dottoranda adorante ma con una forza generazionale inesorabile, accusa di molestie sessuali l'assistente di Alma, Hank (Andrew Garfield), quarantenne descritto come un intellettuale dai modi a tratti rozzi e padrone del mondo.

L'accusa costringe Alma in una posizione di estrema ambiguità: l'empatia verso la studentessa e la propria nomea di donna impegnata si scontrano con la lealtà e la volontà di concedere ad Hank il beneficio del dubbio, non ultimo per un oscuro segreto che riaffiora dal suo passato.

Guadagnino non è interessato a fornirci una risposta univoca sul "chi ha ragione". Al contrario, il film opera uno spietato zoom sull'ipocrisia della classe privilegiata accademica, sull'uso opportunistico degli slogan woke e sulla facilità con cui le convinzioni etiche possono essere piegate ai giochi di potere personali e professionali. Il metronomo che ticchetta non è solo un semplice artificio narrativo, ma il monito di un destino karmico incombente, un conto che i personaggi, abituati a dominare il pensiero astratto di Aristotele e Foucault, devono pagare quando la filosofia diventa clamorosamente improduttiva di fronte alla realtà complessa.

La pellicola si sviluppa come un labirinto, dove ogni personaggio diventa narratore e prigioniero della propria versione dei fatti. La sceneggiatura è densa, a tratti forse prolungata, ma incredibilmente acuta nel disegnare le dinamiche di potere tra generazioni diverse: la rigidità morale della ventenne Maggie, il cinismo maturo di Hank e la vacillante autorevolezza di Alma.

After the Hunt non è un film conciliante; è freddo e acido, come lo hanno definito alcuni critici, ma proprio in questa ostilità tematica e formale risiede la sua forza. Guadagnino ci costringe a guardare oltre la superficie levigata del conformismo e del privilegio, e a chiederci: in un'epoca ossessionata dalla giustizia sociale, qual è il vero prezzo della verità? E quanta parte di essa è in realtà una "caccia" spietata per la sopravvivenza sociale e professionale?

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