La bella storia di Tina Donati, la sartina di Berignone che ha conosciuto la Callas e gioca a golf in Scozia

di Simona Pacini
Se questa signora dal viso fresco, illuminato da due occhi chiari, che parla toscano con accento inglese, seduta davanti a me al tavolino di un bar, dovesse trovare un simbolo per raccontare una vita lunga e soddisfacente come la sua, sicuramente sceglierebbe un filo di perle. Il filo di perle che indossava nell’agosto del 1962 a Rimini e che il giovane conosciuto durante la vacanza portò con sé in Scozia, con una promessa. «Te lo riporto. Tu aspettami».
Oggi Tina Donati ha novant'anni ed è vedova da due. Douglas Scott, il giovane scozzese della vacanza sulla Riviera Romagnola, è rimasto al suo fianco per tutta la vita, prima in Italia, tra Milano e Torino, e poi a Glasgow, dove sono nati i loro due figli, Steven e Andrew. (Qui la English version)
Quella di Assuntina, nata il 17 luglio 1934 a Catelli, un podere in Berignone nel comune di Casole, ultima di sette figli di una famiglia di contadini, è una vita speciale. «Fino a sei anni sono stata cresciuta da una zia a Lucciana - racconta - poi ho fatto le elementari a Monteguidi, insieme alla mia amica Maria Pia Paradisi, finché con la famiglia ci siamo trasferiti a Colle Val d’Elsa, prima a Boscona e poi a Bibbiano».
A 17 anni Tina raggiunge la sorella Elena a Milano, dove trova lavoro come sartina, mettendo a profitto quanto imparato a Colle da Teresina, nella cui casa in Duomo si riunivano le ragazzine per cucire. A Milano, dopo un’altra esperienza in un laboratorio casalingo, approda in uno degli atelier più famosi di quegli anni. Dalla Biki, pseudonimo di Elvira Leonardi Bouyeure, stilista italiana di Alta Moda molto attiva tra gli anni Quaranta e i Sessanta, avrà l’occasione di conoscere anche Maria Callas.
«Eravamo una decina di lavoranti - ricorda Tina - e facevamo di tutto, anche i cappelli. Dalla Biki venivano attori e attrici dell’epoca. La Callas in quegli anni era agli inizi della carriera ma si comportava già da diva. Era molto grossa di corporatura, simpatica e lunatica. Se le girava storto, all’ultimo minuto rinunciava anche a una serata alla Scala».
Tina Donati e Douglas un amore nato a Rimini
Dopo la vacanza a Rimini, Tina riceve una cartolina di Douglas. «Mi scriveva che stava cercando lavoro in Italia. A maggio poi fu contattato per un colloquio a Torino e fu assunto alla Ilte, una tipografia che stampava per Mondadori. All'inizio stette con me e mia sorella a Milano, poi si trasferì a Torino e ci vedevamo solo nei weekend. Ma dopo un po’ andai a stare a Torino con lui. Ci sposammo in Comune a Milano il 16 dicembre del ‘63, poco più di un anno dopo esserci conosciuti. Fu un matrimonio semplicissimo con mia sorella, i suoi due figli e gli amici della vacanza a Rimini. Scegliemmo il rito civile perché lui era protestante. La mia famiglia ha conosciuto mio marito quando eravamo già sposati».



Alla cerimonia tra gli assenti non ci furono solo i genitori di Tina, impossibilitati a partecipare. Anche il marito della sorella non partecipò alla festa, ma per sua scelta. Giovanni Fiori, detto Gianni, era un pianista di origine sarda che suonava alla Scala e all’estero, esibendosi anche con Macario. A Sassari, dove gli è stata intitolata una piazza, la sua famiglia frequentava i Cossiga, tanto che Alessandro, figlio di Gianni ed Elena Donati, ebbe come padrino di cresima Francesco Cossiga, futuro Presidente della Repubblica. Quella dei Fiori era una famiglia estremamente religiosa e rispettosa delle tradizioni e questo fu il motivo per cui Gianni preferì non presenziare al matrimonio civile.
«Anche mia sorella avrebbe avuto tante storie da raccontare - dice Tina -. Aveva scelto di farsi chiamare Elena, ma il suo vero nome era Fenelia, e non abbiamo mai capito il perché. Con Gianni si erano conosciuti in Albania, dove lei era andata in tempo di guerra al seguito di una famiglia per la quale lavorava».
Oggi dei sette fratelli sono rimasti solo Tina e Alvaro, che ha 95 anni e vive in una casa di riposo. Ogni volta che Tina torna in Italia, almeno due volte all’anno, trascorre più tempo possibile con lui. «Sta bene e non ha perso la memoria».
Dall'Italia alla Scozia per stare a fianco della suocera
Quando la suocera comincia a stare male, Tina e Douglas si trasferiscono a Glasgow. «In Scozia all’inizio non mi trovavo molto bene - racconta - soprattutto per la lingua. Se penso che mio marito in un anno aveva imparato l’italiano… A me invece ci vollero cinque anni prima di essere in grado di sostenere una conversazione. Però ho sempre trovato persone molto gentili che mi offrivano il loro aiuto».
Con i bambini che andavano a scuola, Tina poté ricominciare a fare qualche lavoretto in casa. «Cose semplici, giusto delle riparazioni, tanto per fare qualcosa. Anche se non ne avevo bisogno dal punto di vista economico».


Douglas lavorava per un giornale, il Daily Record, prima come interprete e poi come redattore. Tina e Douglas conducono una vita sociale molto intensa. Giocano a golf al Cawder Golf Club, lei anche a badminton con le amiche, fanno le vacanze nella loro casa in Andalusia, sulla Costa
del Sol.
«Prima di venire qui non sapevo nemmeno che cosa fosse il badminton» dice. «Purtroppo mio marito è morto due anni fa e non me lo sarei mai aspettato. Era anche un po’ più giovane di me, non lo trovo giusto - continua -. Però non sono sola. Ho gli amici di Glasgow e i miei figli, che pensano sempre a me. Quest’anno per festeggiare il mio compleanno mi hanno portato ad Ibiza. E poi ho i parenti di Colle, che vedo due volte all’anno, a cui voglio molto bene».
Si è fatto tardi. Il figlio e la nuora aspettano Tina per andare a cena al ristorante. Il nipote ha appena finito di guardare la partita di calcio Croazia-Scozia in un pub colligiano, ed è pronto anche lui.
Ci salutiamo. Prima di andarsene Tina dice. «Anche se adesso non la indosso, la collana di
perle che Douglas si portò via da Rimini, è sempre con me. Non sono perle vere, ormai si vede
affiorare la plastica. Ma per me rimane uno dei gioielli più preziosi che ho».
****
L'articolo come quello di un'altra grande stilista colligiana, Albertina, è parte della rubrica Ri-tratti curata da Simona Pacini.