07 Dicembre 2025

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Strategie per trasformare la base del potere patriarcale

Strategie per trasformare la base del potere patriarcale

di Yuleisy Cruz Lezcano

 

Negli spazi della comunicazione quotidiana, dai social network ai mezzi di informazione tradizionali, la persistenza di stereotipi di genere continua a plasmare il modo in cui interpretiamo ruoli, relazioni e aspettative sociali. Anche nei gesti apparentemente banali o nel linguaggio di tutti i giorni, la normalizzazione di determinati comportamenti e valori riflette una struttura più profonda, un vero e proprio sistema patriarcale che si regge come una piramide.

 Alla base di questa piramide ci sono le norme e le convenzioni che ciascuno di noi interiorizza fin dall’infanzia: l’idea che certi ruoli siano “naturali” per uomini o donne, l’associazione di forza e autorità al maschile e di empatia o emotività al femminile, la tolleranza implicita verso micro-aggressioni, catcalling o commenti sessisti. Questi comportamenti, anche se minimi, sostengono la struttura complessiva e legittimano chi occupa l’apice della piramide, quei ruoli di potere, decisione e controllo che storicamente sono stati riservati agli uomini.

Le ricerche sociologiche e di gender studies mostrano chiaramente come la base di questa piramide non sia passiva: ciascun individuo, ciascun piccolo atto di comunicazione quotidiana, contribuisce a consolidare il sistema. Parlare di “ragazze emotive” o di “uomini forti” non è solo un’espressione innocua: è un rinforzo continuo dei ruoli rigidi che sorreggono gerarchie di potere distorte.  Per rompere questo schema piramidale, l’arte, la poesia e la cultura emergono come strumenti potenti. L’arte consente di affrontare la rabbia e l’ingiustizia senza ricorrere alla violenza, di dare forma a emozioni complesse e di sviluppare empatia, invitando chi osserva a mettersi nei panni dell’altro. La poesia, in particolare, può sradicare valori distorti, ridisegnare la gerarchia emotiva e sociale, favorendo l’interiorizzazione di un modello relazionale basato sulla comunicazione positiva e sul consenso. Attraverso la parola, è possibile creare uno spazio in cui la violenza non è banalizzata, dove l’ascolto e l’empowerment diventano strumenti di trasformazione dei comportamenti quotidiani e della percezione del potere.

Il ruolo della comunità, della rete familiare e amicale, diventa cruciale. Conoscere i segnali di manipolazione emotiva e violenza psicologica, offrire sostegno concreto e orientare chi subisce violenza verso strutture specializzate è fondamentale. Allo stesso modo, l’educazione dei professionisti del settore sanitario, delle forze dell’ordine e della magistratura è determinante per garantire che le norme di protezione e intervento siano effettive e rispettate. L’informazione, quindi, non deve limitarsi a denunciare gli abusi, ma deve anche proporre strumenti pratici: mini vademecum per ascoltare senza giudicare, per riconoscere le micro-aggressioni quotidiane, per promuovere una comunicazione che valorizzi consenso, rispetto e parità.

Il sistema patriarcale a piramide mostra che il cambiamento non può essere solo verticale: non basta intervenire sull’apice, sui ruoli di potere. Occorre agire alla base, sui comportamenti quotidiani, sul linguaggio, sulle rappresentazioni culturali, affinché le fondamenta che sorreggono l’ingiustizia vengano riformate. Solo così la piramide può trasformarsi da struttura di oppressione a rete di relazioni equilibrate, in cui empatia, consapevolezza e responsabilità collettiva diventano strumenti di protezione e crescita per tutti.

Per approfondire ulteriormente, bisogna entrare nel dettaglio di come gli stereotipi e la normalizzazione della violenza si manifestino nelle pratiche quotidiane e nei media, evidenziando il ruolo strutturale del sistema patriarcale e le strategie possibili per disinnescarlo. Nella vita di tutti i giorni, molte forme di comunicazione apparentemente innocue contribuiscono a consolidare la piramide patriarcale: dal linguaggio che definisce la femminilità e la mascolinità in termini rigidi, al modo in cui vengono raccontate le notizie di cronaca, fino alle interazioni sui social network dove commenti sessisti o aggressivi passano spesso inosservati o vengono minimizzati. Questo continuo rinforzo, come confermato dagli studi di R.W. Connell e delle teorie sulla “mascolinità egemonica”, costruisce gradini inferiori della piramide che sorreggono l’apice del potere maschile, creando una cultura in cui il consenso e l’uguaglianza sono subordinati a ruoli prestabiliti.

La violenza psicologica, la manipolazione emotiva e le micro-aggressioni quotidiane diventano così fenomeni invisibili, normalizzati e difficili da contrastare senza un intervento mirato. È qui che l’arte e la cultura assumono un ruolo pedagogico e trasformativo: la poesia, la narrativa, il teatro e le arti visive offrono strumenti per rappresentare la realtà in modo critico, per far emergere l’empatia e favorire la riflessione sui meccanismi di potere e controllo. L’arte permette di vivere esperienze emotive vicine a quelle delle vittime, stimolando una presa di coscienza che si traduce in comportamenti concreti e quotidiani. In altre parole, attraverso la cultura è possibile intervenire sui gradini inferiori della piramide, ristrutturando la base su cui poggia l’ordine patriarcale. Accanto alla dimensione culturale, la comunità sociale gioca un ruolo decisivo. La rete familiare e amicale, insieme ai servizi territoriali, diventa uno spazio protetto in cui chi subisce violenza può trovare ascolto, supporto pratico e strumenti per reagire. È fondamentale imparare a riconoscere segnali di pericolo, come l’isolamento imposto dal partner, la manipolazione emotiva o l’atto di sminuire dei desideri e bisogni. Consigli pratici includono mantenere contatti regolari con la persona a rischio, incoraggiarla a documentare episodi di abuso e fornire informazioni su centri antiviolenza e linee di supporto. Questi gesti concreti rafforzano la base relazionale che può contribuire a smontare la piramide della violenza e della discriminazione.

 

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