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03 Agosto 2025

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Basta un piccolo gesto per aiutare famiglie di Gaza

Basta un piccolo gesto per aiutare famiglie di Gaza

Un piccolo gesto per aiutare concretamente la famiglie di Gaza. All’interno del negozio Non solo argento di Poggibonsi, un angolo è stato riservato a oggetti dedicata a Gaza, riportano disegni realizzati da una ragazza palestinese. E il ricavato della vendita, in negozio e in giro con banchini in eventi e manifestazioni, viene mandato in Palestina, direttamente sul conto corrente delle persone. Ad organizzare tutto questo è From the river to the sea – Charity support Palestine (Dal fiume al mare) la cui fondatrice è Elisa Niccolucci, proprietaria di Non solo argento.

«Abbiamo un contatto diretto con alcune famiglie. Ci sentiamo tutti i giorni su WhatsApp per telefono o con videochiamate. Le donazioni vanno direttamente a loro, non passiamo per altre associazioni che sono dentro la Striscia, ma doniamo direttamente alle famiglie in difficoltà.

Come vengono effettuate le donazioni?

Utilizzaimo PayPal per chi ce l'ha, facciamo raccolte fondi anche con gofund.me. Riusciamo a mandare soldi a tutti, ma è abbastanza complicato mi dicono le persone che li ricevono.

Con la sua assocazione è uscita dal silenzio sul dramma che vivono a Gaza?

Facciamo raccolta fondi praticamente da subito dopo il 7 ottobre. Ovviamente per me la Palestina era un argomento conosciuto, sapevo quale fosse la situazione nella Striscia, ma anche in Cisgiordania. Conoscevo la realtà in quanto mio marito (Fabio Lattanzio ndr) c'era stato diverse volte in Cisgiordania e quindi mi aveva reso partecipe di quanto stiano male di Palestina. E quindi ho sentito la necessità di uscire dal silenzio perché mi pesava tremendamente fare finta di niente, di continuare a stare sui social e parlare soltanto di gioielli e cose più futili.

Da qui l'idea di dare un contributo concreto

Ho cercato di trovare una strada che fosse quella più giusta per me. Ho pensato a cosa sapevo fare: vendere. Allora ci siamo organizzati per fare veicolare tramite il negozio una vendita di oggetti dedicati alla Palestina, la caratteristica principale è quella che le illustrazioni che si vedono vengono direttamente da Gaza. Ce li disegna una ragazza che si chiama Sarah Jouda, laureata in architettura, che è una una delle figlie di una famiglia che seguiamo sin dall'inizio. Si è laureata durante il genocidio, ha fatto davvero un miracolo anche grazie al nostro supporto. Disegna benissimo e ci manda i bozzetti su WhatsApp. Lo fa periodicamente compatibilmente alla capacità che ha di trovare matite, di trovare colori e noi diamo vita ai suoi disegni. Li mettiamo su questi oggetti, li vendiamo e tutto il ricavato va a lei e ad altre quattro famiglie che risiedono nella Striscia. I disegni sono di chi vive in Palestina, ed è un vero valore aggiunto.

Perché l'associazione Dal fiume al mare?

Intanto il nome, ricorda l'estensione storica della Palestina, dal fiume, il Giordano, al mare appunto, il Mediterraneo. Ci siamo costituiti associazione per poter fare le cose bene. Giriamo, facciamo banchini dove ci chiamano, cerchiamo di farci conoscere. L'altro giorno siamo stati al festival di Radincondoli invitati dal Comune. E poi nel mio negozio tutto l'anno si possono trovare gli oggetti in vendita, che sono sempre esposti. Li vendiamo tramite associazione con regolare ricevuta.

Come nascono i disegni?

Ci sono disegni che non hanno tempo, ma abbiamo avuto anche illustrazioni a tema Natale o Pasqua. E qui c'è un bellissimo connubio tra il mondo dell'Islam il nostro mondo, quello cristiano. È la dimostrazione di quanto le distanze si abbattano con un disegno.

Quante persone conta l'associazione?

Siamo in sei, quattro ragazze e due maschi, ma cerchiamo di fare del nostro meglio sul territorio e il nostro sogno è quello di poter aiutare sempre più famiglie. Diamo supporto, costante, settimanale alle famiglie palestinesi. Anche se siamo piccoli ci diamo da fare, piano piano.

Come vivono a Gaza? 

C'è un bisogno infinito di tutti e i prezzi sono alle stelle. I nostri ragazzi principalmente acquistano farina quando la trovano perché riescono soltanto a fare il pane. La settimana scorsa la farina costava 50 dollari al chilo. Si va da 50 a 70 dollari al chilo. Lo zucchero costa invece 150 dollari al chilo, ma non lo comprano più da mesi. Da qualche agricoltore che ha ancora un pezzetto di terra sano trovano qualche pomodoro e qualche cetriolo. E poi si trova qualcosa in scatola, lenticchie per lo più, ci dicono. Jumanna che è un'altra ragazza che seguiamo e ha tre nipotini piccoli,  fa spesso i decotti raccogliendo le foglie dagli alberi di fico, di eucalipto perché non hanno altro per i bambini. Insomma c'è un bisogno di tutto.

Ma non arrivano gli aiuti?

Di camion di aiuti ne sono entrati pochissimi e la gente si ammazza per prendere qualcosa. La soluzione è che dovrebbero entrare centinaia di camion quelli che sono al valico di Rafah. Gli aiuti che mandano dal cielo, invece, è più un'umiliazione che altro e poi anche in quel caso rischiano.

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