01 Ottobre 2025

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Una tenda per Aya, costretta a dormire in strada per terra con le due sorelline di 5 e 8 anni

Una tenda per Aya, costretta a dormire in strada  per terra con le due sorelline di 5 e 8 anni

di Simona Pacini

Aya Awni ha ventidue anni e ogni giorno lotta per sopravvivere nella striscia di Gaza, per sé e per le due sorelline, Leen di cinque anni e Sarah di otto. I genitori e il fratello maggiore sono morti sotto un bombardamento e Aya e le piccole sono rimaste da sole. Senza una casa lo erano già da prima, tutta la loro vita è stata vissuta in una tenda.

Aya Awni è una delle persone palestinesi seguite dall'associazione “From the river to the sea – Charity support Palestine” di Poggibonsi fondata da Elisa Niccolucci, Sandra ed Elisa Di Mario e Fiorella Panti.

«Da una settimana avevamo perso i contatti - racconta la portavoce Elisa Niccolucci, titolare del negozio Non solo argento - poi siamo riuscite a sentirla. Ci ha detto che da cinque giorni dormiva in strada, per terra, con le sorelline, dopo essere stata costretta ad abbandonare la tenda per l’avanzamento dell’esercito israeliano. L’uomo che le aveva ospitate sul suo terreno, a Rafah, ne aveva avuto bisogno per la sua famiglia. Aya aveva dovuto spiantare la tenda, già fatiscente e bucata in più punti, nonostante le riparazioni, e andarsene».

Aya si è trovata così per strada, senza uno spazio in cui piantare la tenda, tanto è il sovraffollamento nella zona sud della striscia.

Difficile che Aya si faccia prendere dallo sconforto. Laureata in farmacia, grazie alla sua conoscenza delle erbe e degli elementi, è riuscita a nutrire la sua famiglia anche nei momenti più difficili e bui.

Anche con la tenda ha lavorato per rattopparla e renderla un posto vivibile per le sorelline e per sé.

Finalmente, dopo cinque giorni, Aya ha trovato un po’ di posto ad Al Mawasi, nel territorio di Rafah, per scoprire che la tenda non stava più su.

«Per noi questa è diventata l’emergenza da risolvere. Dare una tenda nuova alla famiglia di Aya - racconta Elisa -. A Gaza oggi tutti hanno bisogno di tende e i prezzi sono molto alti, si aggirano tra gli 800 e i mille euro, secondo il tipo di tenda, se più adatta alla stanzialità o più leggera per quando bisogna scappare».

È partito subito il tam tam sui social dell’associazione From the river to the sea – Charity support Palestine e tramite le conoscenze delle volontarie per raccogliere donazioni per la tenda di Aya.

«È stato meraviglioso - continua commossa Elisa - abbiamo fatto il primo post dal negozio alle 9 del mattino di mercoledì e la sera alle otto avevamo già la cifra necessaria. Abbiamo ricevuto una risposta fantastica, grazie a tante persone della Valdelsa che hanno voluto contribuire all’acquisto della tenda».

La prima donazione è arrivata dall’associazione La Scintilla e dalla Sezione Anpi “Armando Targi” in accordo con il Forum per la Pace Valdelsa. Un primo “tassello” di 129 euro raccolti durante la mostra Colors4Palestine, ideata dal fumettista livornese Daniele Caluri, ospitata dal 18 al 21 settembre nella Sala Set del Teatro Politeama di Poggibonsi.

«Aya, appena l’ha saputo era felicissima - dice Elisa -. Le abbiamo inviato i soldi tramite PayPal, non appena i bonifici sono risultati accreditati sul conto dell’associazione».

Sembrava che niente potesse portare una gioia maggiore di quello che era successo in appena dieci ore. E invece quando è arrivato il ringraziamento di Aya, ha di nuovo smosso i cuori e le lacrime di chi aveva lavorato per lei e per risolvere la sua emergenza.

«Ci ha inviato un video della sua tenda strappata, dove ha appeso un foglio con il suo ringraziamento scritto a mano in italiano. Non riesco a smettere di piangere se penso alla fatica che ha fatto questa ragazza sforzandosi di scrivere nella nostra lingua, un’araba che scrive in italiano, per mostrarci il suo apprezzamento e il suo rispetto».

Aya non ha nessun legame con l’Italia, se non con l’associazione che cerca di aiutare e sostenere queste famiglie in difficoltà. Per cui ha dovuto scrivere il proprio ringraziamento nella sua lingua, tradurlo grazie a un’applicazione on line e infine copiare, parola per parola, in un alfabeto che non è il suo, l’espressione della propria gratitudine.

«Un’associazione deve servire a questo - conclude Elisa -, supportare sempre, e quando c’è un’emergenza, risolverla».

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