21 Novembre 2025

Icona Meteo 12 °C Cielo sereno

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. A accusamus cumque excepturi illum iste magni minus quaerat rerum tenetur voluptatibus!

Chat violente: scuole valdelsane in allarme

Chat violente: scuole valdelsane in allarme

di Simona Pacini

Il pericolo affiora sugli schermi degli smartphone. Non è certo una novità, ma in questi giorni l’allarme sta suonando in diversi istituti comprensivi valdelsani dove studentesse e studenti sono stati inseriti in chat nelle quali vengono veicolate immagini raccapriccianti e violente.

I casi attualmente sotto l’occhio attento di dirigenti, docenti e genitori, sarebbero ben più di uno e interesserebbero istituti di diversi comuni valdelsani, grandi e piccoli.

Non tutte le situazioni apparirebbero della stessa gravità. In alcuni casi dopo che il fenomeno è stato segnalato all’interno di una chat di genitori, è arrivato fino all’ufficio del dirigente scolastico che ha diramato una circolare invitando babbi e mamme a controllare i telefoni dei figli, naturalmente tutti minorenni, per verificare che anche loro non fossero stati inseriti in queste chat.

In almeno un altro caso, sarebbero invece stati presi provvedimenti ben precisi, come quello della sospensione da scuola, per alcuni studenti.

Il fenomeno viene trattato con estrema attenzione dai docenti interessati, che si trovano ad avere a che fare con studenti in una età delicatissima, dagli undici ai tredici anni, quella di chi frequenta le scuole medie, e in una fase di passaggio molto importante ai fini della crescita individuale e sociale.

Ma che cosa viene veicolato in questo tipo di chat e da chi?

Soprattutto si tratta di immagini violente, a sfondo sessuale, pedopornografico ma non solo. Alcuni studenti, una volta visto di che cosa si trattava, sono rimasti talmente turbati da decidere di uscire volontariamente dalla chat, come è stato riferito agli stessi genitori.

Qualcuno avrebbe preferito anche non entrare in dettagli, per non riportare alla mente le immagini o le situazioni visionate sul proprio telefono.

In genere si parla di immagini veicolate da fonte sconosciuta. I ragazzini e le ragazzine, che come è noto hanno un rapporto simbiotico con il device telefonico, si ritrovano iscritti a gruppi e chat su WhatsApp di continuo. In molti casi è semplicemente un modo per restare uniti, coltivare rapporti di amicizia, scambiare video divertenti, le ultime tendenze di moda o le canzoni dei cantanti preferiti. In casi del genere anche gli iscritti alla chat sono circoscritti ai compagni di classe o di giochi fuori dalla scuola, In altre situazioni invece i ragazzini si trovano all’interno di chat con migliaia di partecipanti, moltissimi sconosciuti, delle quali non sono chiara la provenienza né tantomeno chi sia la maggior parte dei partecipanti.

Le circostanze peggiori sono quelle di chat tra compagni in cui vengono veicolate immagini violente ai danni di persone conosciute, come veri e propri atti di bullismo se non addirittura di revenge porn.

Non è escluso che qualcosa del genere si sia verificato anche all’interno di una scuola valdelsana, dove, comprensibilmente, il personale scolastico e i genitori mantengono il più stretto riserbo per la protezione dei minorenni, con la speranza di risolvere nel modo migliore, anche con la collaborazione di alcuni psicologi, questo momento difficile.

Ormai sono anni che le scuole dell’obbligo si trovano ad affrontare il problema delle chat con contenuti violenti che vedono iscritti ragazzini e ragazzine minorenni. Le statistiche mostrano dati che non si possono ignorare. (Link: https://www.tuttoscuola.com/adolescenti-e-smartphone-nelle-chat-di-1-ragazzo-su-3-gira-materiale-forte/)

Qualche volta, purtroppo, l’orrore è uscito dallo schermo e si è tradotto in una tragedia reale, con gravi episodi di bullismo, di emarginazione, di violenza sfociati anche in alcuni casi di suicidio.

Il fenomeno preoccupa la società a tutti i livelli, in una filiera dell’educazione e della sicurezza che parte dai genitori, passando attraverso docenti, psicologi e assistenti sociali, fino alle forze dell’ordine, ai magistrati e ai rappresentanti del governo sul territorio.

I genitori lamentano la mancanza di tutela e spesso anche di una conoscenza effettiva riguardo ai rischi reali ai quali sono esposti questi giovanissimi.

Per fortuna qualche volta le questioni si possono chiudere anche con una risata. È il caso di una mamma che ha raccolto la confidenza del figlio.

“Mi hanno messo nel gruppo ‘I maschi sono meglio delle femmine’ - ha raccontato lo studente - ma dopo qualche giorno il nome è stato cambiato ed è diventato ‘Le femmine sono meglio dei maschi’. A quel punto sono uscito…”

© Riproduzione riservata.
Condividi: