Mentre la tensione tra Stati Uniti e Venezuela continua a crescere, la vicenda di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto senza garanzie e trasformato in una pedina di scambio dal regime di Maduro, resta ancora irrisolta.

Arrestato il 15 novembre 2024 mentre operava per la ONG Humanity & Inclusion, Trentini è rimasto vittima della cosiddetta “diplomazia degli ostaggi”, con il suo passaporto italiano divenuto l’unico vero motivo della detenzione.

In questo quadro torna d’attualità la mozione approvata dal Consiglio Comunale di Poggibonsi nel luglio 2025, proposta dalla maggioranza consiliare e sostenuta da tutte le forze politiche in aula con il solo voto contrario di Rifondazione Comunista, che chiedeva con forza la liberazione del connazionale e il pieno coinvolgimento delle istituzioni italiane.

A differenza del dramma di Cecilia Sala, risolto in tempi rapidi, il caso Trentini è rimasto sostanzialmente fermo per un anno. E sull’operato del Governo, al di là dell’esito finale della vicenda, continueranno a pesare le parole dure e il dolore dei genitori, che da mesi denunciano quella che ritengono una scarsa attenzione delle istituzioni nei confronti del loro figlio.

La storia di Trentini, simbolo di una più ampia strategia di arresti arbitrari contro cittadini stranieri, impone una riflessione: fino a quando possiamo tollerare che un cooperante impegnato nell’aiuto ai più fragili venga trattenuto senza tutele?

A Poggibonsi rimane forte la speranza che Alberto possa tornare presto a casa, libero, nell’abbraccio della sua famiglia.

Il voto del Consiglio Comunale resta oggi un monito chiaro: non voltarsi dall’altra parte e non accettare mai che la vita umana diventi strumento di ricatto.