19 Ottobre 2025

Icona Meteo 16 °C Cielo coperto

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. A accusamus cumque excepturi illum iste magni minus quaerat rerum tenetur voluptatibus!

Tre ciotole. Un addio dolceamaro e una rinascita al sapore di vita

Tre ciotole. Un addio dolceamaro e una rinascita al sapore di vita

Diretto da Isabel Coixet e basato sull'ultima opera letteraria di Michela Murgia, Tre ciotole si presenta come un dramma contemplativo che va oltre la semplice storia di una separazione. E' una profonda riflessione sulla malattia, sulla perdita e  sulla riscoperta della vita.

Il film mette al centro Marta (Alba Rohrwacher), lasciata da Antonio (Elio Germano) dopo sette anni. La fine della relazione, segnata dalle "ritrosie" e dall'incapacità di Marta di "fingere", si riflette fisicamente in lei con un'improvvisa e ostinata mancanza di appetito. La sua sofferenza emotiva si manifesta attraverso piccoli gesti surreali – come l'ascolto complice del cartonato di un cantante K-pop – e una Roma, in particolare Trastevere, che fa da palcoscenico vitale e al contempo sfuggente alle sue corse in bicicletta.

L'ottima alchimia tra Alba Rohrwacher ed Elio Germano è un punto di forza: riescono a rendere autentici i dialoghi e il peso emotivo della rottura.

Il vero motore del racconto, però, scatta quando Marta scopre che il suo malessere fisico non è solo conseguenza del dolore sentimentale, ma di un problema di salute più serio. A questo punto, il cibo, i cui sapori cambiano improvvisamente, diventa una metafora potentissima: la mancanza di appetito non è più un sintomo del cuore spezzato, ma del corpo che chiede ascolto. È una chiamata alla trasformazione che costringe Marta a smettere di "occuparsi delle cose stupide" e a riconsiderare l'intera sua esistenza.

La regista Coixet adatta il testo di Murgia con una sensibilità che alcuni critici hanno definito "delicatezza da fiaba", pur con il rischio di una certa irregolarità nel ritmo o di "vuoti riempiti con trovate stilistiche". Il film ha il merito di affrontare l'amore e la perdita con una onestà cruda che culmina in un finale, come notato da alcune recensioni, di grande tenerezza che ragiona sull'importanza di lasciare un ricordo, un "dolce addio alla vita" in linea con la filosofia dell'autrice del libro.

 Tre ciotole è un'opera toccante: la malattia è anche rinascita. Grazie alle performance intense dei suoi protagonisti e alla regia che mescola presente e ricordi, lo spettatore  riflette sul valore del tempo e sulla preziosità di ogni singolo attimo di vita.

Il film

Dopo sette anni insieme, Marta viene lasciata da Antonio, stanco delle sue ritrosie, del suo non saper fingere e del suo evitare le cose che non le piace fare. Marta soffre la sua assenza, anche fisicamente, ma prosegue nel lavoro di insegnante di educazione fisica al liceo, continua a mangiare in maniera disordinata, e manda stroncature sotto falso nome al ristorante di cui Antonio è proprietario e chef. Il suo interlocutore è soprattutto il cartonato di un cantante K-pop coreano, che ascolta le riflessioni sulla vita della donna e le dorme accanto.

La sorella Elisa cerca di stare vicino a Marta, soprattutto quando i mal di pancia si rivelano dovuti non solo alle "schifezze" che mangia. E un suo collega di lavoro, il professor Agostini, cerca di acchiapparla mentre lei sfugge in bicicletta, per le strade di una Roma altrettanto sfuggente, cercando le cose che sembrano dirle che andrà tutto bene, nonostante tutto.

© Riproduzione riservata.
Condividi: