Maxi operazione del Nas Carabinieri di Firenze contro una cooperativa sociale. I carabinieri per la Tutela della Salute (Nas) di Firenze hanno eseguito un'operazione che ha scoperchiato un grave quadro di illeciti nella gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) per richiedenti asilo. L'intervento, avvenuto stamani (1° ottobre) in provincia di Salerno, ha portato all'esecuzione di cinque misure cautelari personali e al sequestro preventivo di beni per oltre 720mila euro.
Gli indagati, legati a una società cooperativa sociale con sede a in provincia di Salerno, sono gravemente indiziati, a vario titolo e in concorso tra loro, dei delitti di concussione verso i richiedenti asilo, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata in danno dello Stato e falsità ideologiche commesse da incaricati di pubblico servizio.
Le misure cautelari: 5 indagati
L'ordinanza applicativa ha disposto:
- custodia in carcere per l'amministratore di fatto della Società Cooperativa Sociale.
Arresti domiciliari per quattro collaboratori e l'amministratore formale della cooperativa:
- amministratrice della cooperativa e moglie dell'amministratore di fatto finito in carcere.
- professionista collaboratrice (inquadrata come assistente sociale).
- professionista collaboratrice (inquadrata come psicologa).
- collaboratore.
Inoltre, è stato eseguito il sequestro preventivo del profitto dei reati a carico della Cooperativa Sociale, per la cifra di 720.579,87 euro.
Le indagini: i Cas di Pistoia, Foiano della Chiana e il metodo della coop
L'inchiesta è partita nel dicembre 2023 da un accesso ispettivo in un Cas di San Marcello Piteglio (Pt), l'ex "Hotel Giardini". I militari hanno riscontrato gravissime carenze igienico-sanitarie con sporcizia, liquami, muffe e condizioni abitative insicure, tanto da portare la Prefettura di Pistoia a disporre lo sgombero del centro.
Le dichiarazioni degli ospiti hanno tracciato un quadro allarmante della gestione da parte della cooperativa salernitana (attiva lì dall'01.08.21 al 31.07.23). In particolare:
Assenza di servizi essenziali: La struttura era spesso sprovvista di riscaldamento, acqua calda e in alcuni casi anche di energia elettrica.
Mancanza di pocket money: La totalità degli ospiti ha riferito di non aver quasi mai ricevuto il "pocket money" giornaliero di 2,50 euro.
Servizi falsamente attestati: Non venivano garantiti l'assistenza legale, l'assistenza sociale e il sostegno psicologico (la psicologacitav a nei report colloqui mai avvenuti). Anche l'assistenza sanitaria era assente, costringendo gli ospiti a recarsi autonomamente ai pronto soccorso.
Frode e falsità ideologiche: La coopeerativa attestava alla Prefettura prestazioni mai eseguite per ottenere i pagamenti. I professionisti certificavano la loro presenza al Cas, ma l'analisi del traffico telefonico li collocava in altre regioni, in un contesto assolutamente incompatibile con la presenza in struttura.
Concussione e maltrattamenti
A fronte delle proteste per le carenze gestionali, i richiedenti asilo venivano lasciati privi di generi alimentari essenziali. Sono emersi anche episodi di concussione in quanto avrebbero costretto i migranti, dietro minacce, ad apporre le firme sui 'fogli presenza' in maniera che attestassero la regolare fornitura del servizio.
Alcuni ospiti sono rimasti fino a dieci giorni senza cibo per essersi rifiutati di firmare i registri.
Frode multidistretto: fatture duplicate
Le indagini si sono estese ad altri Cas gestiti dalla cooperativa nelle province di Arezzo, a Foiano della Chiana, Avellino, Pavia e Salerno. Il metodo gestionale era il medesimo in tutte le strutture, con assenza di cibo, condizioni igieniche pessime e un completo "abbandono" degli ospiti.
Un elemento chiave della frode è stata la duplicazione delle fatture: la coperativa presentava la medesima fattura a più Prefetture (Avellino, Salerno, Arezzo e Pavia), ottenendo così un doppio rimborso per la stessa spesa e facendo apparire in modo fraudolento un costo compatibile con la gestione del centro. Nel periodo 2022-2024, la cooperativa aveva percepito complessivamente oltre 1 milione e 200mila euro.
L'indagine ha evidenziato l'intento lucrativo dei gestori, a danno della spesa pubblica e, soprattutto, a discapito della salute e della regolare integrazione dei richiedenti asilo, costretti a vivere in condizioni di grave disagio.