Si è spento questa sera a Roma all’età di 89 anni Pippo Baudo, volto simbolo della televisione italiana dagli anni 60. Il suo storico legale, l’avvocato Giorgio Assumma, ha reso pubblica la scomparsa.
Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, detto ‘Pippo’ era nato il 7 giugno 1936 a Militello in Val di Catania. Come presentatore ha segnato la storia della Rai, conducendo programmi cult come Canzonissima, Domenica In, Fantastico, Luna Park, Settevoci e Novecento.
Ma il suo record più celebre rimane quello legato al Festival di Sanremo, condotto per ben tredici volte, un primato unico nella storia della kermesse canora. Nel 2021 è stato insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Pippo Baudo ha attraversato nei suoi programmi – soprattutto quelli della domenica pomeriggio – i
temi difficili della storia, in particolare quella contemporanea, e della cultura, dando spazio a libri, spettacoli teatrali, film d’autore, e conducendo preziose interviste a scrittori, registi, attori.
Usa l’arma della semplicità per trasmettere al grande pubblico tematiche complesse. Il colpo di fulmine con la telecamera arriva nel 1954, quando dalla Sicilia risale la penisola per le celebrazioni di Trieste italiana. Al tempo la sua isola non è ancora collegata ai trasmettitori televisivi.
Studia giurisprudenza, suona il piano e fa spettacoli. Esordisce davanti all’obiettivo come pianista nel varietà “La conchiglia d’oro” condotto da Enzo Tortora. Si innamora del mezzo e va a Roma. Il responso del provino Rai è: “Può essere utilizzato per programmi minori”. È il 1960, inizia il periodo di gavetta verso la disinvoltura e la spontaneità che, come lui dirà: “sono doti che si acquistano quando passa la paura”.
Nel 1968 per la prima volta presenta il festival di Sanremo.
È un anno delicato, che segue quello segnato dalla morte di Luigi Tenco. Pippo è uno sperimentatore di quiz e giochi a premi. Inaugura il passaggio dal bianco e nero al colore con l’edizione della Lotteria Italia del 1977, intitolata “Secondo Voi”, un quiz sulla storia contemporanea. Prende in mano Domenica In e poi riporta la Lotteria Italia al sabato sera, nel tempio del varietà per antonomasia, il Teatro delle Vittorie. Negli anni 80 conduce tre edizioni di “Fantastico”, è il divo più importante di quel periodo segnato anche dal matrimonio con il soprano Katia Ricciarelli. Pippo Baudo non si ripete mai, pur rimanendo fedele a se stesso. Dalla Rai se ne va due volte, ma torna sempre.
Sarà lui a inaugurare il nuovo secolo il 1° gennaio 2000 su Rai 3 e ancora lui farà da gran cerimoniere per i 50 anni di televisione italiana nel 2003. Una vita al servizio della tv pubblica.
«L’ho inventato io…» è la frase con cui i comici lo prendono in giro, in riferimento al suo ruolo di talent scout ‘scoprendo’ tanti attori, comici, cantanti e showgirl di successo che il presentatore ha introdotto al mondo dello spettacolo nel corso degli anni come Lorella Cuccarini, Heather Parisi, Laura Pausini, Andrea Bocelli, Beppe Grillo e Giorgia solo per citarne alcuni.
Fonte Agenzia Dire www.dire.it

Il cordoglio della Rai
«Con Pippo Baudo se ne va un pezzo di ‘cuore’ della Tv, se ne va una parte fondamentale della Rai. Eppure, lui e la sua figura resteranno impressi nel patrimonio culturale dell’Italia». Così l’amministratore delegato Giampaolo Rossi, il direttore generale Roberto Sergio e il cda danno voce al dolore e al cordoglio di tutta l’azienda per la scomparsa di Pippo Baudo.
«In questo momento di lutto, ci accompagna - proseguono – un grande senso di riconoscenza perché con grande leggerezza, intelligenza e impareggiabile carisma e passione ha reso la tv un fenomeno ‘culturale’ nobilitando il termine ‘nazionalpopolare’ e traducendolo in un linguaggio immediatamente comprensibile da chiunque, senza mai cedere alla tentazione della volgarità».
«È stato un ‘inventore’ di televisione, uno scopritore di talenti, l’uomo del Festival di Sanremo che ha condotto e ‘pensato’ più di chiunque altro, senza dimenticare la ‘sua’ Domenica In e tanti altri programmi da lui firmati che restano nel patrimonio di tutti e che hanno accompagnato la storia stessa della nostra nazione».
«Da oggi la Rai è un po’ più povera, ma ciò che ci ha lasciato resta un’immensa ricchezza», concludono i vertici Rai.
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