25 Novembre 2025

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Il peso delle offese. Hate speech, chi lo pratica e chi lo subisce

Il peso delle offese. Hate speech, chi lo pratica e chi lo subisce

di Simona Pacini

L’altra sera, non sentendomi molto bene, ho assistito alla seduta del Consiglio comunale on line anziché in presenza. Mi era già capitato in precedenza di riguardare le registrazioni, con l’occhio, ogni tanto, sui commenti alla diretta. Ma a parte le comunicazioni tecniche (manca il volume), i discorsi son sempre quelli. Bravo quello, bravo quell’altro (in genere dai sostenitori della nuova giunta ai propri rappresentanti), qualche critica di routine alla passata amministrazione. Niente più.

L’altra sera non è stato così. Inizialmente ho pensato a un’allucinazione causata dal forte mal di testa. Ma il trend è proseguito poi per tutta la seduta.

Va da sé che ogni uscita della giunta venisse accolta a suon di applausi e lodi sperticate. Ci sta. Ma di pari passo sono cominciate a comparire delle offese pesanti nei confronti dei rappresentanti dell’opposizione di centrosinistra. Ogni volta che questi consiglieri prendevano la parola, nella striscia dei commenti si leggevano frasi del tipo: “che ridicoli, che arroganza”, “quante parole al vento”, “che facce”. A uno dei consiglieri, un amministratore pubblico che stava svolgendo le proprie funzioni, è stato detto: “l’antipatia fatta persona, così pieno di sé”.

La cosa che sempre mi stupisce è la signorilità, la correttezza e il distacco con cui queste persone, che conosco molto bene in quanto lavoro al loro fianco, accettino, o forse è meglio dire tollerino, le offese, le false accuse, le insinuazioni, loro rivolte di continuo sui social. Ovviamente, essendo umani, anche loro ne soffrono come ogni altro, chi più chi meno. Ma sono in grado di distinguere, come dimostrano quotidianamente con le loro parole e il loro comportamento, l’importanza di una vera critica politica dall’odio gratuito da ultras.

offese

Attacchi personali e offese: c'è chi non reagisce

È un aspetto che, pur essendo composta da altri nomi, mi ha stupito anche della precedente maggioranza, i cui rappresentanti sono sempre passati oltre gli attacchi grevi e spesso ingiusti di cui sono stati fatti oggetto per anni. E che continuano ancora oggi.

Per questo ho stentato a credere a quanto accaduto, nelle ore successive al consiglio comunale, con il vicesindaco, intervenuto via social in risposta al commento di un cittadino.

Che cosa è successo. Durante la seduta consiliare il sindaco ha detto, riferendosi al suo vice: “avrebbe risposto lui ma è in ferie. Era il suo compleanno e 30 anni si compiono solo una volta”. Una persona, senza alcun ruolo politico ma con il diritto, come tutte e tutti, di esprimere le proprie idee (senza superare i limiti dell’offesa) ha espresso scherzosamente il dubbio che il vice sindaco fosse assente in realtà per svicolare le risposte alle interrogazioni del centrosinistra.

Paragonato al tenore di ciò che si legge quotidianamente sugli agguerriti social colligiani, il commento assume in automatico lo status di una battuta o poco più.

Come nasce un "caso politico"

Non per il vice sindaco che, pur dal luogo della sua vacanza, si è sentito in dovere di rispondere al cittadino con un apposito post seguito immediatamente da un altro post, quello del gruppo civico di cui il vice sindaco è espressione politica, che ha parlato addirittura di “attacchi personali”.

Finita qui? Certo che no. In tempi brevissimi è stato pubblicato addirittura un articolo (in realtà un collage di due post social) da una testata on line del centrodestra che ha titolato “Anche il compleanno del vicesindaco diventa un caso politico”.

Credo che sia chiaro a tutti (forse), che il caso è diventato “politico” nel momento esatto in cui il vice sindaco ha deciso di rispondere pubblicamente a un legittimo commento di un cittadino qualunque.

Che il caso avesse assunto connotati politici, d’altra parte è stato sottolineato ulteriormente dall’articolista, che ha ritenuto di dover specificare come “su un gruppo social vicino all’opposizione di centrosinistra” fosse “partito un attacco al giovane vicesindaco di Colle Val d’Elsa”.

Come se il cosiddetto attacco fosse stato lanciato da un amministratore di quel gruppo o da un esponente della parte politica citata dal giornale.

Chi può offendere e chi no

Gli avvenimenti di questi due giorni, da una parte le offese esplicite al centrosinistra nei commenti al consiglio comunale (cui ha preso parte anche uno stretto familiare del sindaco) che non hanno prodotto alcuna reazione da parte dei diretti interessati, dall’altra il “caso politico” costruito su un commento di un cittadino qualunque da un esponente di rilievo della maggioranza, mi fanno molto pensare e dovrebbero, credo, far pensare tutti noi.

Che cosa c’è alla base della sostanziale differenza di reazione, per cui alcuni possono essere offesi e derisi più e più volte senza che gridino all’attacco e senza che rimandino le offese al mittente, tra l’altro nell’indifferenza generale, ed altri che non sono in grado di accettare il minimo commento, serio o faceto che sia, reagendo in modo del tutto sproporzionato?

Sarà un caso, poi, che la permalosità appaia concentrata nei gruppi dai quali partono le offese più pesanti insieme ad illazioni e derisioni?

Pensiamoci, riflettiamo.

Una risposta, da qualche parte, ci sarà.

 

Carta Vetrata è un rubrica curata da Simona Pacini.

© Riproduzione riservata.
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