Dazi, Unione Agricoltori Firenze: “Con riforma della Pac è doppia mazzata per l’agricoltura fiorentina”
“Le ricadute della riforma della Pac sull’agricoltura fiorentina rischiano di essere pesantissime, con una riduzione delle risorse disponibili stimata di poco meno di 80 milioni in sette anni. Se a questo aggiungiamo i possibili effetti del nuovo accordo sui dazi con gli Stati Uniti, nel caso in cui la barriera del 15% sia confermata anche per i vini, per i nostri prodotti di punta si profila una doppia mazzata”.
È l’allarme lanciato dal presidente dell’Unione provinciale degli Agricoltori di Firenze Francesco Colpizzi durante l’assemblea dell’associazione “Agricoltura fiorentina tra vitalità, resistenza e coraggio”, che si è svolta stamani all’Auditorium della Camera di Commercio di Firenze.
All’evento hanno partecipato Patrizio Giacomo La Pietra (sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste), Giuseppe Salvini (segretario generale della Camera di Commercio di Firenze), Paola Galgani (vicesindaca del Comune di Firenze), Stefania Saccardi (vicepresidente della Regione Toscana e assessora alle Politiche Agroalimentari), Dario Nardella (coordinatore Pse Commissione Agricoltura Parlamento Europeo) e Luca Brondelli di Brondello (vicepresidente Confagricoltura).
Pac: “Smantellarla potrebbe portare a crisi per aree agricole della provincia di Firenze”
Colpizzi ha puntato il dito contro la proposta di riforma della Politica agricola comune del quadro finanziario 2028-2034 presentata dalla Commissione europea, che riduce il budget agricolo da 378 a 294 miliardi di euro, mentre il bilancio complessivo dell’Unione aumenta: “La riduzione di oltre il 20% degli stanziamenti dimostra come la Commissione non ritenga il nostro settore strategico, proprio mentre si riscrivono le regole del gioco globale. Smantellare la Pac significherebbe disinvestire in un settore cruciale - spiega il presidente dell’Unione Agricoltori di Firenze - mettendo in crisi gran parte delle aree agricole del nostro continente, a partire dalle aree interne come quelle della nostra provincia”.
Secondo Colpizzi, i tagli avrebbero effetti immediati sulle aziende fiorentine: “Meno fondi da destinare alle produzioni biologiche, al turismo rurale, agli investimenti nelle industrie agrarie, ai vigneti, alla forestazione, ai giovani. Altro che rilancio: qui si rischia il collasso di un intero settore”.
Dazi: “Bene la riduzione al 15%, ma impatto ancora pesante”
Colpizzi si è soffermato anche sull’accordo raggiunto tra Usa e Ue sui dazi sulle esportazioni europee. “Il fatto che le tariffe sono scese al 15% è sicuramente un passo avanti, ma resta comunque una misura pesante per il nostro export, che già soffre per costi di produzione molto più alti rispetto ai concorrenti extraeuropei come Argentina e Cile. Per il vino e per l’olio toscano - ha ricordato il presidente dell’Unione provinciale degli Agricoltori di Firenze - il mercato americano rappresenta oltre un terzo delle vendite: se nei prossimi giorni il dazio del 15% sarà confermato anche per i vini, il rischio per il comparto toscano è una perdita di competitività e in una contrazione delle esportazioni”.
Colpizzi ha auspicato nuove politiche strutturali sia nazionali che europee: “Servono misure di sostegno per le imprese esportatrici e una strategia europea che difenda i nostri prodotti di qualità sui mercati internazionali, puntando su accordi bilaterali intelligenti e strumenti di finanza agevolata per l’internazionalizzazione”.
Altre criticità: vendite vino ed effetti della fauna selvatica
Nella sua relazione, il presidente ha toccato anche le altre emergenze che attraversano il comparto agricolo fiorentino. Sul vino ha segnalato “una flessione delle vendite del 3,2% nel primo semestre dell’anno” e ha chiesto strumenti per sostenere la domanda e misure finanziarie che aiutino le aziende a trattenere il vino in cantina senza cadere in spirali speculative.
Sui danni causati da ungulati e altra fauna selvatica, Colpizzi ha richiamato la necessità di una svolta: “Gli agricoltori non vogliono che l’Ente Pubblico rimborsi i danni, perché non vogliono che i danni ci siano. Ma se i danni ci sono – ha concluso – devono essere risarciti interamente”.