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Oltre il carcere: come la prevenzione terziaria riduce le recidive

Oltre il carcere: come la prevenzione terziaria riduce le recidive

di Yuleisy Cruz Lezcano

 

 

Nel lavoro dei centri per uomini autori di violenza la prevenzione si articola in livelli diversi, ciascuno con un ruolo decisivo nel contrasto alla violenza domestica. La prevenzione primaria riguarda l’intera comunità e comprende tutte le attività di sensibilizzazione, formazione e informazione rivolte a chiunque, con l’obiettivo di diffondere una cultura non violenta e di smontare stereotipi che contribuiscono a generare comportamenti aggressivi. A differenza di questo approccio ampio, la prevenzione secondaria si concentra invece sulle persone che si trovano in una condizione di rischio, sia come potenziali vittime sia come potenziali autori di violenza. Intervenire su segnali precoci, riconoscere situazioni familiari o relazionali critiche e offrire sostegno mirato diventa essenziale per evitare che la violenza si manifesti o si ripeta.

È però nel campo della prevenzione terziaria che i centri per uomini autori di violenza svolgono una delle funzioni più delicate. Qui si opera con uomini che hanno già agito comportamenti violenti e che necessitano di percorsi strutturati per evitare nuove aggressioni. La valutazione del rischio rappresenta lo strumento cardine di questo processo: attraverso colloqui specialistici, monitoraggi continui e analisi delle dinamiche personali e relazionali, gli operatori possono individuare i fattori che aumentano la pericolosità e modulare gli interventi di conseguenza. È un lavoro che richiede metodo, competenze specifiche e una collaborazione costante con la rete territoriale, ma resta centrato sull’obiettivo essenziale di impedire la recidiva e proteggere chi ha già subito violenza.

Il sistema, così costruito, mostra come la prevenzione non sia un concetto unico ma un percorso che parte dalla società nel suo complesso, attraversa le zone d’ombra del rischio e arriva a intervenire direttamente sulle condotte di chi ha già commesso violenza. Nei centri, questi livelli si intrecciano quotidianamente, contribuendo a un impegno più ampio che riguarda la sicurezza, la responsabilizzazione e la costruzione di relazioni fondate sul rispetto. Come osservava Vittorino Andreoli, “Il carcere è una costosa inutilità”, e questa riflessione diventa particolarmente significativa se si guarda all’esperienza dei centri per uomini autori di violenza. Mentre la detenzione spesso si limita a separare l’aggressore dalla vittima senza incidere sulle dinamiche che hanno portato alla violenza, i centri propongono un approccio diverso, più complesso e più efficace nel ridurre le recidive. Qui non si tratta semplicemente di punire: si tratta di comprendere,responsabilizzare e trasformare comportamenti consolidati attraverso percorsi strutturati che combinano valutazione del rischio, sostegno psicologico e monitoraggio continuo. L’uomo che ha già agito violenza viene seguito da operatori specializzati, che analizzano attentamente le sue relazioni, le sue reazioni emotive e i fattori che possono determinare nuovi episodi, adattando gli interventi alle esigenze specifiche di ciascun caso.

In questo senso, i centri non sostituiscono il sistema penale, ma lo completano: offrono una possibilità concreta di ridurre la pericolosità, prevenire ulteriori violenze e, soprattutto, lavorare sulla responsabilizzazione dell’autore di violenza. L’obiettivo non è solo proteggere la vittima, ma anche impedire che la società debba sopportare i costi di recidive che, se ignorate,finirebbero inevitabilmente in carcere. In questo modello, la prevenzione terziaria diventa un elemento chiave: valutare i rischi, intervenire sui comportamenti consolidati e costruire percorsi di cambiamento non è soltanto efficace, ma rappresenta una strategia intelligente e lungimirante per un problema che nessuna prigione da sola potrebbe risolvere.



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