01 Novembre 2025

Icona Meteo 16 °C Nubi sparse

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit. A accusamus cumque excepturi illum iste magni minus quaerat rerum tenetur voluptatibus!

Silvia Signorelli: la grazia dell’ombra

Silvia Signorelli: la grazia dell’ombra

di Di Yuleisy Cruz Lezcano

Non è da molto che conoscevo Silvia, ma fin dal primo incontro avevo capito che era una persona speciale, aveva quello sguardo che va oltre le parole, quella capacità rara di comprendere l’altro prima ancora che si racconti. In poche frasi, aveva intuito chi ero, i miei sogni, il mio continuo sentirmi sradicata, parte del niente, senza altra patria che la poesia. Silvia Signorelli sapeva ascoltare, davvero e sapeva esserci nel breve, con quella presenza lieve ma piena che lasciava il segno.

Oggi Silvia non c’è più. È morta a Roma dopo aver combattuto per anni, con coraggio e riservatezza, contro la malattia. Aveva 61 anni. La notizia della sua scomparsa ha lasciato un vuoto profondo nel mondo del teatro e dello spettacolo, dove era conosciuta e amata come una delle più competenti e sensibili professioniste della comunicazione. Alla guida della Sisi Communication, Silvia era da decenni l’anima discreta di molti teatri romani, dal Brancaccio alla Sala Umberto, dallo Spazio Diamante ad altre realtà culturali della Capitale e di numerosi artisti che le affidavano non solo la loro immagine, ma la loro verità. La sua carriera, iniziata negli anni Ottanta dopo la laurea in Lettere alla Sapienza, è stata un percorso di dedizione e passione. Silvia aveva scelto di stare dietro le quinte, ma lo faceva con una forza che illuminava la scena. Ha curato la comunicazione di spettacoli, festival, produzioni e volti noti della televisione, sempre con un approccio etico e profondamente umano. Il suo lavoro non era mai dettato dal clamore, ma dal rispetto. Non inseguiva la visibilità a ogni costo, non cedeva al “purché se ne parli” che spesso avvelena il mondo artistico. Per lei contava che la visibilità corrispondesse al vero volto di chi comunicava. “Cosa te ne fai della visibilità, diceva spesso, se ciò che rendi visibile non è il tuo viso?”.

Silvia aveva scelto la via più difficile ma anche la più autentica: quella della fedeltà alla persona, prima ancora che al personaggio, alla sostanza, non alla superficie. Forse non aveva la fama di altri suoi colleghi, ma aveva ciò che conta di più: stima, riconoscenza, affetto sincero. Era amata da tanti, e chi ha lavorato con lei oggi sa che perde non solo una collaboratrice preziosa, ma una presenza luminosa, generosa, insostituibile.Ci piace pensare che Silvia sia andata via “a tempo”, perché  morire bene è morire a tempo. Non c’è inferno peggiore che assistere alle esequie del proprio desiderio, al funerale delle nostre passioni. La morte è ciò che ogni giorno ci assale, ciò che ci sterilizza, ciò che indurisce la pelle. L’assenza di scopo, l’apatia, il distacco dagli esseri...Questa è la morte che uccide, non quella che viene dopo. Perciò, imploriamo che la morte ci sorprenda ancora assetati, esercitando la gioia di creare, che ci spenga quando siamo ancora accesi. Silvia è morta così: accesa, fedele a ciò che amava, curiosa, viva fino all’ultimo. E allora non resta che dirle grazie per aver reso più umano il mondo della comunicazione, per aver ricordato a chi lavora nello spettacolo che la luce non serve a brillare, ma a mostrare con sincerità ciò che siamo. 

 

Per Silvia

Partire, in corpo e anima, partire,
come chi si scioglie dagli sguardi pietrosi
che dormono nella gola del mondo.
Partire, senza inerzia sotto il sole,
senza sangue smarrito, senza 

fila per morire.

Eppure il corpo indugia, sospira,
vorrebbe restare un poco nel sogno,
aspirare gli oggetti della stanza,
chiudere gli occhi e dire piano:
quante cose perdo, quante rimangono vive.

Morire è un’arte, come tutto,
e tu l’hai saputa compiere con grazia:
hai toccato il vuoto senza cadere,
sei passata nel nulla come una stella che scrive.
Così la morte ti sfiora

ma non ti cancella.

© Riproduzione riservata.
Condividi: