Chi segue Giulio Cavalli, scrittore, giornalista e commediografo, negli ultimi tempi avrà sicuramente notato un intensificarsi di interventi su un tema che lo riguarda in modo estremamente personale. Quello di essere un orfano.
Il perché di tutto questo lo ha rivelato in anteprima alla Festa dell’Unità di Colle di Val d’Elsa, dove Cavalli è stato ospite della serata di giovedì.
“Vi parlo del prossimo romanzo che scriverò, questa è un’anteprima” ha detto l’autore di Carnaio e I Mangiafemmine, intervistato da Riccardo Vannetti.
Cavalli ha al suo attivo anche Santamamma, pubblicato da Fandango nel 2017, un romanzo nel quale esplora la condizione di orfano e figlio adottato.
“Sono cresciuto in un brefotrofio - ha detto Cavalli sul palco di Gracciano - nell’istituto che accoglie i bambini di cui si conosce almeno un genitore. Recentemente, a fine giugno, ho deciso di pubblicare sui social il mio certificato di nascita, dove c’è il nome di mamma. Dopo qualche giorno ho ricevuto un messaggio, in cui una persona mi diceva di conoscere la mia mamma e che stava a Rimini”.
Il finale di questa storia è bello ed emozionante. Giulio ha ritrovato la mamma biologica grazie ai social e lei gli ha scritto una lettera da brividi.
“Oggi - ha detto - ho due mamme. E questo sarà l’argomento del mio prossimo romanzo. Ne sono già molto innamorato”.
Sarà stato solo un caso, ma l’intervista a Cavalli è stata preceduta proprio dalla lettura del testo dedicato a Due Madri (una palestinese e una israeliana), a cura delle lettrici di Ferite a Morte dell’associazione Il Telaio.
Il giornalista, che ha vissuto anche un periodo sotto scorta a causa delle minacce di un esponente della ‘Ndrangheta, ha affrontato diversi temi cocenti dell’attualità, spronato dalle domande di Vannetti.
Alla scorta ha rinunciato per poter tornare a vivere. Anche se rimane sotto protezione. Ha raccontato di quando la testata per cui scriveva ha mandato in onda un video in cui un pentito rivelava l’esistenza di un piano per ucciderlo, senza che nessuno lo avesse informato in precedenza del contenuto.
Al periodo sotto scorta deve la frequentazione attiva dei social, dove ogni giorno dà il buongiorno ai followers affrontando argomenti diversi. Ultimamente torna spesso quello della Global Sumud Flottilla.
“I nostri nipoti ci chiederanno conto di due cose: dove eravamo quando le persone morivano in mare e mentre si compiva un genocidio, la più grande vergogna umanitaria del nostro tempo di cui il governo è complice. Oggi tutte le forze sono sulla Global Sumud Flottilla perché c’è solo un modo, oggi, per fare. Mettere i propri corpi. E loro sono riusciti addirittura a far salire quattro parlamentari (due di sinistra e 5 stelle, due del Partito Democratico) con i loro corpi su queste barche”.
Gaza è il bivio che nei prossimi anni dovremo portarci dietro, ha detto ancora lo scrittore, senza fare da sponda all’antisemitismo. “Io sono stato definito amico di Hamas”. “Ma i veri amici degli antisemiti sono quelli che hanno la fiamma nel simbolo”.
“Il potere del teatro, aveva detto rispondendo a Vannetti, è quello di metterci il corpo. Credo che il teatro resterà l’unica arte tattile del prossimo secolo”.