Comitato Referendario Trasparenza per Empoli: dal voto del sindaco alla quotazione. Ecco perché serve il referendum
La Multiutility è ormai nota a tutti come un’operazione finanziaria a trazione fiorentina. Ad Empoli però si tenta di raccontarla come un fatto “empolese”, arrivando a sostenere che una delibera comunale possa addirittura congelare la quotazione in Borsa. La realtà è ben diversa.
La legge già imponeva al Consiglio Comunale un passaggio preventivo prima del voto in Alia: non è cambiato nulla rispetto a prima.
E la promessa di votare contro la quotazione non ha alcun valore concreto, perché la stessa Alia ha dichiarato ufficialmente che fino al 2029 la quotazione non è in discussione. Una promessa sul nulla, insomma: questa amministrazione non sarà mai chiamata a votare la quotazione, parola di Alia.
Nel frattempo però, il 23/10/2024, il sindaco di Empoli ha già votato in Alia la conferma degli indirizzi dati dalla precedente amministrazione Barnini, compreso l’obiettivo della quotazione, con l’approvazione dello statuto e della delibera empolese. È questo il vero punto: con quel voto, la società è stata legittimata a proseguire nel percorso preparatorio alla quotazione.
Se si vuole davvero fermare il processo, occorre un atto chiaro che impegni il sindaco a votare sempre contro qualsiasi atto preparatorio alla quotazione, non solo contro l’atto finale. Cosa che ad oggi non è avvenuta.
E anche se Empoli votasse contro, sarebbero comunque Firenze e Prato, con il loro 56% delle quote, a decidere per tutti. Per questo è fondamentale abrogare la delibera oggetto del referendum: solo così Empoli avrà la possibilità di uscire al momento della quotazione. Altrimenti, con buona pace di tutti, verremmo trascinati dentro la società quotata a forza.
Sul tema del “controllo pubblico” e della volontà di vigilare su Alia, occorre una doccia fredda di realtà.
L’Antitrust ha già scritto nero su bianco che Firenze avrà un controllo esclusivo e negativo sulla società, escludendo di fatto qualsiasi altro Comune.
La stessa Alia, in un documento ufficiale, ha dichiarato al Comune di Firenze: “La partecipazione del Comune da Lei rappresentato nella compagine sociale della Scrivente NON CONSENTE DI RITENERE CHE L’ENTE ESERCITI UN’INFLUENZA DOMINANTE SULLE DECISIONI ASSEMBLEARI PIU’ SIGNIFICATIVE” “CIO’ LASCIA DUBITARE CHE ALIA Servizi Ambientali POSSA effettivamente QUALIFICARSI alla stregua di UN’AZIENDA DIPENDENTE DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE”.
Dunque, altro che controllo: i Comuni oggi non ne hanno già più nessuno, tantomeno Empoli e il referendum serve proprio a questo: restituire a Empoli la possibilità di uscire, con i propri capitali, e costruire gestioni in house sotto controllo diretto della comunità.
L’atto presentato come una “vittoria politica” non congela né sterilizza nulla. Non cambia nulla rispetto alla gravità della situazione:
- il percorso verso la quotazione dopo il 2029 resta confermato;
- i documenti ufficiali e le stesse ammissioni dell’Antitrust dicono chiaramente che i Comuni non hanno più poteri effettivi;
- intanto le bollette continuano a crescere ben oltre l’inflazione, perché i sindaci scelgono di incassare utili sempre maggiori attraverso le tasche dei cittadini.
Il referendum non è dunque un dettaglio procedurale, ma l’unica possibilità per Empoli di non restare prigioniera di questo modello, restituendo alla città la facoltà di decidere come gestire i propri servizi pubblici essenziali.
Comunicato stampa Comitato referendario Trasparenza per Empoli