Il Vernacoliere, storico mensile satirico livornese fondato nel 1982 da Mario Cardinali, celebre per il suo stile irriverente in vernacolo livornese e per le sue locandine pungenti, ha annunciato che dopo il numero di novembre sospenderà le pubblicazioni. Non si tratterebbe di una chiusura definitiva, ma di una “pausa di riorganizzazione” in attesa di “tempi migliori”.
Le ragioni dello stop secondo Mario Cardinali
La notizia è arrivata direttamente dalle pagine social e dal sito ufficiale del giornale, accompagnata da un messaggio ironico e amaro: «Un po’ stanchino, ma non morto».
Il numero di novembre 2025 sarà l’ultimo in edicola “per un po’”. La redazione parla infatti di una sospensione temporanea, non di una chiusura definitiva.
Il comunicato ufficiale, pubblicato dallo stesso direttore fondatore Mario Cardinali, spiega che la decisione nasce da una congiuntura critica per la stampa cartacea. I costi di produzione, il calo delle vendite e la diminuzione delle edicole attive sono alcuni dei fattori invocati.
Cardinali, che ha ormai 88–89 anni, afferma scherzosamente di sentirsi “un po’ stanchino” e riconosce che “nessuno è eterno, neanche Mario Cardinali”. Un passaggio molto significativo del suo discorso è: «La crisi sempre più profonda della carta… per il Vernacoliere i costi ormai son arrivati a superar gli incassi». Inoltre, fa notare come la pubblicità non sia parte integrante del modello del giornale — Il Vernacoliere ha sempre scelto di vivere di copie vendute, senza ricorrere a sponsor o inserzioni.
Niente pubblicità, niente sponsor: Il Vernacoliere ha sempre vissuto solo delle copie vendute, mantenendo una linea editoriale totalmente indipendente. Ma oggi, con la diminuzione delle edicole, l’aumento dei costi di stampa e un mercato editoriale sempre più digitale, anche la satira deve fare i conti con la realtà economica.
Cardinali lo ammette con autoironia:
“Un po’ mi son rotto le palle, un po’ sono stanchino… e poi nessuno è eterno, neanche Mario Cardinali.”
Non un addio, ma un “respiro nuovo”
Nel suo post, Cardinali non chiude le porte al futuro. L’idea è che la sospensione possa dare spazio a una riorganizzazione interna, con nuove figure e idee che possano dare continuità al progetto, mantenendo viva la “bandiera d’irriverenza satirica” che ha caratterizzato il Vernacoliere per decenni.
Tra le sue parole: «Vediamo un po’ se dopo di me ci potrà essere qualcosa oltre il diluvio. Di menti valide ce n’è ancora parecchie nel gruppone che con me ha portato il nostro giornalaccio…».
Una storia di satira e identità
Il Vernacoliere ha radici profonde che affondano nel panorama satirico italiano. Le sue origini risalgono al periodico Livornocronaca fondato nel 1961, che divenne mensile e si trasformò nel Vernacoliere a partire dal 1982.
Nel corso degli anni, la testata ha guadagnato un pubblico che andava oltre Livorno, estendendosi per la Toscana e alcune altre regioni italiane. Il vernacolo livornese, le vignette graffianti, gli editoriali audaci: tutto ha contribuito a rendere il giornale non solo un fenomeno locale, ma un’icona della satira indipendente.
È anche noto che il direttore ha dovuto affrontare, nel corso della storia, denunce e vicissitudini legali legate ad alcuni contenuti provocatori — vicende che, però, non hanno mai fermato la linea editoriale.
Reazioni e tensioni istituzionali
La notizia della sospensione ha suscitato attenzione mediatica e interventi istituzionali. In Toscana e nel Comune di Livorno si sarebbero mobilitati alcuni rappresentanti locali che intendono trovare soluzioni per sostenere la testata. Il commentatore Michele Serra ha lamentato che il giornale di satira “era un’opera collettiva”: oggi «tutto è individuale», ha osservato, parlando della difficoltà di mantenere viva una comunità attorno a un periodico satirico.
Che fine può avere il futuro?
Se si considera la crisi del mercato dell’editoria tradizionale, il modello del giornale che vive solo di vendite appare sempre più fragile. La digitalizzazione, il calo della lettura su carta, la concorrenza dei media online sono sfide che molti giornali piccoli e medi già affrontano.
Per Il Vernacoliere, le strade possibili potrebbero includere una conversione digitale più strutturata (abbonamenti digitali, versioni online, podcast), un rilancio con nuove figure autorevoli che possano prendere il testimone, forme di sostegno pubblico o privato (senza snaturare l’identità indipendente), o un modello ibrido che unisca carta e web in modo sostenibile.
Finché la decisione resta definita come “sospensione” anziché “chiusura”, esiste almeno una speranza che la rivista possa riprendere vita, pur in vesti mutate
Una storia lunga oltre sessant’anni
Le radici del Vernacoliere affondano negli anni ’60, quando nacque il settimanale Livornocronaca. Dal 1982 assunse il nome con cui è diventato un cult: Il Vernacoliere. Da allora, le sue copertine irriverenti e i titoli in dialetto (“Fattelo te, grullo!”; “’Un ci rompete i coglioni!”) sono diventati parte della cultura popolare toscana.
Negli anni, il giornale ha raccolto migliaia di lettori in tutta Italia, mantenendo una voce libera, scomoda e mai allineata.
Un simbolo della satira indipendente italiana, capace di resistere senza finanziamenti pubblici né pubblicità.