19 Ottobre 2025

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Attentato a Sigfrido Ranucci: esplode un ordigno sotto le sue auto. Le minacce ai giornalisti in Italia

Attentato a Sigfrido Ranucci: esplode un ordigno sotto le sue auto. Le minacce ai giornalisti in Italia

Nella notte tra il 16 e il 17 ottobre un ordigno è esploso sotto l’automobile di Sigfrido Ranucci, conduttore del programma d’inchiesta Report, davanti alla sua abitazione a Campo Ascolano (Pomezia), alle porte di Roma. Fortunatamente non si registrano feriti, ma i danni sono ingenti: oltre all’auto del giornalista è rimasta danneggiata anche quella della figlia. Le indagini sono affidate alla Direzione distrettuale antimafia (Dda), con ipotesi di danneggiamento aggravato e metodo mafioso.

Secondo quanto emerso, l’ordigno probabilmente caricato con circa un chilo di esplosivo, era posizionato fra l’auto e il cancello della casa. Non presentava timer né attivazione a distanza, suggerendo un’esecuzione “manuale”.

Reazioni istituzionali e protezione rafforzata

Immediata la condanna di autorità politiche e istituzionali: il Presidente della Repubblica ha parlato di “severa condanna”, chiedendo che venga fatta chiarezza nei tempi più rapidi.

Ranucci ha presentato denuncia ai carabinieri della Compagnia Trionfale e, secondo quanto riferito, è stato disposto il passaggio a macchina blindata e un rafforzamento delle misure di protezione personale.

Chi è Sigfrido Ranucci e precedenti minacce

Sigfrido Ranucci (nato nel 1961) è uno dei volti più noti del giornalismo d’inchiesta in Italia: dal 2017 conduce il programma Report su Rai 3. Non è la prima volta che Ranucci riceve minacce o subisce episodi intimidatori legati alle sue inchieste. La natura del suo lavoro, contro corruzione, malversazioni e interessi potenti, lo rende un bersaglio sensibile per chi vuole ostacolare la libertà dell’informazione.

A livello internazionale, Reporter Senza Frontiere ha evidenziato come l’Italia abbia subito un peggioramento nella classifica mondiale della libertà di stampa, posizionandosi al 49° posto nell’indice 2025, un segnale che riflette divari su pluralismo, indipendenza dei media e pressioni sul lavoro giornalistico.

Tipologie di intimidazione: dall’hate speech alla violenza fisica

Le minacce ai giornalisti hanno forme diverse: insulti e campagne diffamatorie sui social, querele e azioni legali strategiche, minacce verbali, perquisizioni e subdole pressioni istituzionali, ma anche episodi di violenza fisica e danneggiamenti (attentati, incendio di veicoli, proiettili lasciati nei pressi dell’abitazione). La progressione da molestie digitali ad attacchi materiali rappresenta un salto di gravità che allarma l’intera professione e richiede risposte investigative e preventive più forti. Rapporti e associazioni sottolineano l’importanza di monitorare ogni episodio e di garantire protezioni efficaci ai cronisti a rischio.

Il significato politico e democratica dell’attacco

Un attacco del genere non colpisce solo un individuo, ma tenta di intimidire l’intero sistema dell’informazione. È un messaggio che tenta di instillare paura e autocensura, specialmente verso il giornalismo d’indagine. In un momento in cui le parole “verità” e “trasparenza” hanno un peso cruciale, chi minaccia la stampa mette in gioco la tenuta stessa della democrazia.

Le sfide e le risposte del mondo giornalistico

Le associazioni di categoria come la Fnsi (Federazione Nazionale della Stampa Italiana), Usigrai e gli ordini regionali hanno chiesto massima attenzione, rigore investigativo e misure straordinarie di tutela. È stato convocato un presidio davanti alla sede Rai di via Teulada in segno di solidarietà. 

Tra le richieste più urgenti, l'identificazione rapida di esecutori e mandanti, misure concrete di protezione (scorta, blindati, vigilanza) e legislazione contro le querele temerarie (Slapp) per scoraggiare azioni legali intimidatorie. Ma anche supporto legale gratuito per giornalisti vittime di azioni giudiziarie strumentali e formazione e sicurezza digitale contro minacce e hackeraggi.

Perché questo episodio è un problema per la democrazia

Un attacco fisico a un giornalista investigativo non colpisce solo una singola persona: è un’aggressione al diritto dei cittadini a essere informati. Intimidazioni, minacce e violenze possono indurre autocensura, indebolire il controllo pubblico sulle istituzioni e rendere più fragile il tessuto democratico. Per questo motivo le reazioni istituzionali e la rapidità delle indagini sono considerate elementi chiave per ristabilire fiducia e deterrenza.

L’esplosione sotto l’auto di Sigfrido Ranucci segna un nuovo e preoccupante punto di svolta nella serie di intimidazioni che colpiscono il giornalismo italiano. Mentre le indagini proseguono sotto il coordinamento della Dda e le istituzioni assicurano impegno e protezione, il caso riporta all’attenzione pubblica la necessità di difendere concretamente la libertà di stampa e non solo a parole, ma con misure che prevengano, puniscano e isolino gli autori di gesti che minacciano la sicurezza dei cronisti e la qualità della democrazia.

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