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Edoardo Migliorini dopo le minacce: “La solidarietà è più forte dell’odio”

Edoardo Migliorini dopo le minacce: “La solidarietà è più forte dell’odio”

di Simona Pacini

Sentiamo Edoardo Migliorini, musicista poggibonsese, dopo la lettera anonima di minacce ricevuta domenica a casa e la solidarietà espressa a tutto campo dal mondo politico, quello amministrativo e quello dello spettacolo.

Come stai? Senti che quello che ti è successo sta cambiando la tua quotidianità? In che modo?

In linea di massima sto bene, c’è la soglia dell’attenzione da tenere più alta, ma vivo bene anche grazie all’immensa solidarietà ricevuta dalla Valdelsa e dalla Nazione intera.

Perché, pensi, proprio a te? È la prima volta che sei vittima di minacce così esplicite?

Penso che questo sia successo per le mie continue posizioni politiche, che ogni artista dovrebbe poter esprimere liberamente, sia sulla situazione attuale della musica nella città di Siena sia per quello che riguarda il Genocidio in atto in Palestina (argomento che seguo da molto prima degli ultimi episodi).

Sei molto attivo sui social, dove parli di politica, esponendoti in prima persona e senza mandarle a dire. Che cosa c’è dietro la tua decisione di agire così?

Dietro questa decisione c’è semplicemente la volontà di smettere di girarsi dall’altra parte ogni volta che si legge un commento o un post osceno. Ormai i social sono uno specchio sempre più reale della società e come anni fa l’autore di uscite infelici veniva zittito al bar, credo sia giusto fare altrettanto sui social.

Che cosa significa essere di sinistra per te?

Credo che essere di sinistra nel 2025 sia molto difficile, soprattutto per un ragazzo della mia età che non riesce a riconoscersi nei valori e nei diversi ‘credo’ della destra, ma che comunque prova fatica nel trovare un rappresentante degno di nota nella sinistra odierna. 

C’è qualcosa, nella storia della tua famiglia, che influenza la tua posizione?

Ricordo mio nonno, poco prima di morire, che prima delle elezioni (del 2013 mi pare) mi vide in difficoltà nello scegliere chi votare. La sua risposta fu semplice: «Non lo so neanche io, ma sempre a sinistra». Mentre nella mia famiglia il credo varia tra destra e sinistra, le mie idee sono frutto di ciò che in cuor mio credo sia giusto. Quando non ho un’opinione cerco sempre di guardare dentro di me nel profondo per capire cosa scegliere e spesso, dove trovo la mia umanità, trovo anche le risposte.

Che relazione c’è tra la tua attività musicale e la tua passione politica?

C’è sicuramente una relazione in ciò che scrivo, per anticipare un verso del mio prossimo disco: Fiori di plastica, giochi di logica, la settimana enigmistica. Ti chiedono il conto senza alcuno sconto, la loro risata è nostalgica. Cambiano il verso senza alcun senso, pure alla storia poi cambiano il testo, ma per fare schifo non serve il consenso. Penso possa bastare.

L’episodio politico (del passato, della Storia) che ti ha segnato.

Da quando sono al mondo? Il G8 di Genova e la caduta delle Torri Gemelle. Nella Storia in generale le morti di Falcone e Borsellino.

Qual è il tuo leader preferito?

Non ne ho, veramente. Mi sta piacendo molto Sanchez, ma è di un’altra Nazione (forse Pianeta).

Lo scrittore, il libro che ti ha più influenzato?

Non sono un gran lettore, lo ammetto, ma ho letto più volte Istruzioni per diventare Fascisti di Michela Murgia. Trovo la sua ironia un modello per combattere qualsiasi ingiustizia e i ragionamenti di certi modi di pensare.

Il modello musicale?

Fabi, Silvestri, Gazzè su tutti, ma posso passare da Lucio Dalla a Willie Peyote in mezzo secondo.

Se potessi vivere in un’altra nazione, quale sceglieresti?

Non mi sono mai posto questa domanda, forse la Spagna, ma preferirei vivere nella prossima Italia, quella dei nostri figli che magari è migliore di quella odierna. 

La vita è ideologia?

La vita è Musica, come diceva Ezio Bosso e, come la Musica, si fa insieme.

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