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Oltre 500 persone al Politeama per ascoltare Nardone e Bartoli

Non c’erano canti, né proiezioni, né danze l’altra sera al Politeama. Eppure la sala da cinquecento posti era strapiena. Sul palco, presentati

di Simona Pacini

Non c’erano canti, né proiezioni, né danze l’altra sera al Politeama. Eppure la sala da cinquecento posti era strapiena. Sul palco, presentati dal direttore della Fondazione Elsa, David Taddei, c’erano Giorgio Nardone, allievo di Paul Watzlawick con il quale nel 1987 ha fondato ad Arezzo il Centro di Terapia Strategica. E Stefano Bartoli, a sua volta allievo di Nardone, entrambi psicologi e psicoterapeuti seguaci della scuola di Palo Alto.

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Giorgio Nardone

Due sedie rosse al centro della pedana, sfondo bianco alle spalle, nemmeno una nota musicale. Solo parole.

Parole ascoltate in un silenzio quasi religioso dal pubblico. Che nel finale ha potuto porre alcune domande o portare una testimonianza sui risultati dell’attività terapeutica di Nardone e Bartoli.

L’argomento era accattivante, senza dubbio. La conferenza, dal titolo “La pace del guerriero” annunciava che si sarebbe parlato di come “migliorarsi continuamente, affrontare le avversità della vita e coltivare l’imperturbabilità”. Chi non desidererebbe riuscire a fare tutto questo?

La cosa particolare però è che, in quest’epoca in cui guru e coach dispensano consigli a piene mani in ogni angolo del web, così tante persone abbiano scelto di presenziare di persona a un evento di non facile comprensione e sicuramente non accessibile a chiunque, nonostante la semplicità dell’esposizione da parte dei due protagonisti.

Bartoli, come esempio di imperturbabilità, ha citato il samurai Miyamoto Musashi, famoso nel Giappone del Seicento per non aver mai perso un duello. L’imperturbabilità non è una caratteristica che ci accompagna dalla nascita. Anzi, ha bisogno di una disciplina fatta di buona pratica, attività fisica, psichica, lotta e miglioramento personale continuo.

Solo così possiamo conquistare una calma interiore che ci aiuterà ad affrontare al meglio le avversità della vita.

Bartoli ha ricordato che per far questo è fondamentale avere dei maestri, citando quindi la frase che dice “quando l’allievo è pronto il maestro arriva”.

Stefano Bartoli

Per collezionare un diverso punto di vista ha quindi paragonato i sette vizi capitali della cultura occidentale agli otto orientali. Nella terra del sol levante l’ottavo vizio, il peggiore, è la tristezza.

Guardare indietro ci aiuta a guardare avanti, ha detto Nardone, autore di testi come Cogito ergo soffro e La terapia degli attacchi di panico. «L’unico modo per fronteggiare la realtà è affrontarla», un principio basilare che ogni genitore dovrebbe trasmettere ai propri figli.

Cita il Tao quando afferma che l’acqua vince su tutto perché si adatta a tutto, invitando alla fluidità del cambiamento contro l’irrigidimento dell’ortodossia.

Fa l’esempio di Agostino di Ippona, commerciante e truffatore, e del suo cambiamento.

Invita a porsi davanti al vuoto considerandolo un pieno, un pieno di vuoto.

Conclude citando la regola benedettina che dice «cerca di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hai trovato».

La scuola di Palo Alto di Paul Watzlawick, spiega, è un costrutto di problem solving che a situazioni complesse contrappone soluzioni semplici. Il segreto è riconoscere le soluzioni disfunzionali che applichiamo abitudinariamente e modificarle.

Cambiando dunque il modo che abbiamo di gestire le cose e che non funziona, smettiamo di alimentarlo.

Per finire, rispondendo alle domande dei presenti, il discorso è caduto sulla Pnl (programmazione neuro linguistica) tecnica alla quale Nardone viene spesso associato ma dalla quale prende nettamente le distanze.

David Taddei

«È inconsistente – ha detto Nardone – si sono inventati dei modelli cerebrali che non esistono. Ha avuto un forte impatto solo sul mondo manageriale, dove in molti si sono illusi di potersi trasformare in potenti persuasori manipolatori, ma non funziona in senso clinico. Pnl non è un modello, non ha una struttura coerente».

La terapia breve strategica ha dimostrato invece di portare un vero cambiamento nelle persone, con le sue cinque indicazioni sul miglioramento continuo.

«D’altra parte – ha concluso Nardone – se non migliori te stesso, inevitabilmente lo peggiori».

Per informazioni: info@centroditerapiastrategica.com

Questa l’introduzione di David Taddei che ha presentato l’incontro:

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