
Il ricamo è stato a passione di una vita. E lo è anche a 80 anni. È stato il ricamo, quel punto Tavarnelle che hanno amato per tanti anni, chine sul merletto traforato che prendeva vita dal disegno realizzato su carta, a farle incontrare e ritrovare davanti alla Pieve di San Pietro in Bossolo a Tavarnelle Val di Pesa.
Amiche per la pelle, vicine di casa, appassionate ricamatrici, Graziella Morandi e Anna Ceccherini che in gioventù hanno condiviso sogni e abilità manuali, ad un primo sguardo hanno fatto fatica a riconoscersi dopo oltre mezzo secolo di lontananza.
Ma alla fine l’amore per l’ago e il filo ha avuto la meglio. Il Punto Tavarnelle, che nacque agli inizi del secolo scorso grazie all’inventiva di una suora dell’asilo Vincenzo Corti, poi praticato dalle famiglie di Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa, non si è lasciato vincere dall’oblio della memoria.
A distanza di tanti anni Graziella e Anna, nonne ultraottantenni, hanno confermato e riscoperto il loro ‘punto in comune’ grazie al percorso di rilancio della tradizione del ricamo voluto dal sindaco David Baroncelli. E all’improvviso i ricordi, come immagini in bianco e nero ingiallite dallo scorrere del tempo, sono affiorati alla mente.

Quando il ricamo si faceva in piazza, sull’uscio di casa
«In piazza Domenico Cresti, da tutti chiamata piazza Vecchia, siamo nate e cresciute, ed è sempre in questa piccola piazza di Tavarnelle – rievocano – che abbiamo imparato a lavorare, fianco a fianco, davanti a casa, sedute su una seggiolina di paglia, utilizzavamo il cotone e della carta su cui realizzavamo il disegno, per almeno quarant’anni ci siamo dedicate alla realizzazione dei più diversi articoli da corredo, tovaglie, tende, copriletto, lenzuola, tovaglioli, centrotavola, ma anche abiti da sposa e tomaie per le scarpe che poi sono state indossate dalle grandi dive del cinema, era indescrivibile la soddisfazione che provavamo nel creare quelli che poi sono diventati capolavori in tessuto».

Il Punto Tavarnelle è riconosciuto come patrimonio di un’identità locale che l’amministrazione comunale di Barberino Tavarnelle intende mantenere in vita. «Per la diffusione dell’attività che, per hobby e professione, coinvolse un’intera comunità dalla Valdipesa alla Valdelsa, il punto – dichiara il sindaco David Baroncelli – dovrebbe essere ribattezzato “Barberino Tavarnelle”, è ciò che mi hanno confermato le tante famiglie del nostro territorio che da Tignano a Sambuca, da Tavarnelle a Vico, hanno risposto alla call digitale, lanciata dal mio profilo Facebook, condividendo la volontà di non disperdere un tesoro così significativo, un tassello culturale che racconta le nostre origini».
Un museo per tramandare la tradizione
Decine di pezzi, capi unici, che hanno scritto la storia del territorio, sono esposti tra le sale del Museo di Arte sacra di Tavarnelle, situato nei locali adiacenti alla Pieve di San Pietro in Bossolo. Si tratta di una pregiata collezione che don Franco Del Grosso, parroco di Tavarnelle Val di Pesa, e gli Amici del Museo, Piero Bianchini in testa, custodiscono e gestiscono con grande passione e sensibilità.
Un ringraziamento è espresso dal sindaco a quanti in passato si sono attivati per creare occasioni e strumenti di valorizzazione di questa tradizione come le Pro Loco di Tavarnelle e Sambuca ed in particolare Lia Corsi, «donna attiva, dinamica, creativa, che continua ad essere un punto riferimento per la promozione delle vocazioni culturali e sociali del nostro territorio».
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