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Disastro di Ustica, la voglia di verità premia Massimo Salvianti

«Avevo 27 anni quando si consumò la tragedia, mi colpì profondamente e da allora non me ne sono mai liberato»

TAVARNELLE «La percepisco ancora oggi come una macchia che offusca i valori della democrazia». La vicenda del disastro di Ustica ha colpito profondamente Massimo Salvianti, attore, regista drammaturgo, studioso di memoria, di Tavarnelle. «Avevo 27 anni quando si consumò la tragedia, mi colpì profondamente e da allora non me ne sono mai liberato».

Sul disastro di Ustica, Salvianti ha scritto un testo teatrale che gli è valso la diciassettesima edizione del Premio nazionale intitolato a Giacomo Matteotti, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’alto riconoscimento che il Governo Italiano assegna ogni anno ad opere letterarie e teatrali che illustrano gli ideali di fratellanza tra i popoli di libertà e giustizia sociale che hanno ispirato la vita di Giacomo Matteotti è stato assegnato all’artista, originario di Tavarnelle Val di Pesa dove vive e lavora, per la scrittura drammaturgica di un’opera dalla marcata valenza civile.

Si tratta di “Un abito chiaro” composto da Massimo Salvianti per le celebrazioni del quarantesimo anniversario della Strage di Ustica, avvenuto lo scorso anno. Prodotto da Cronopios in collaborazione con Arca Azzurra, il lavoro intesse a più fili, in un’armoniosa altalena di parole, note e immagini, la narrazione di una riflessione che si avvale della voce recitante di Amanda Sandrelli, accompagnata al pianoforte dalla musicista Rita Marcotulli.

Nella sua continua indagine storica, messa in atto da anni sul territorio toscano e nazionale, con il coinvolgimento diretto delle istituzioni e del mondo della scuola, Salvianti non si stanca mai di cercare, di comprendere, di conoscere le ragioni che adombrano le verità ancora non sufficientemente emerse.E’ il caso di Ustica, una strage che sta invecchiando con il mistero che l’avvolge da oltre 40 anni.

Nonostante il lungo iter processuale che ha portato alla luce solo una parte della verità, del disastro aereo non si conoscono né la causa né la dinamica. Una di quelle vicende italiane che ha mietuto vittime innocenti, 81 per la precisione, di cui 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio, senza sapere il perché, senza individuare una responsabilità. 

Salvianti parte da uno degli oggetti rinvenuti dopo lo schianto nelle profondità delle acque, un ‘abito chiaro’, un indumento femminile, dilaniato e gravato dal macigno della tragedia, per accendere un piccolo faro nel buio e nel silenzio, cercare stimoli e spunti di analisi, capire cosa accadde quella sera del 27 giugno del 1980, quando alle ore 20.59 il DC-9 IH870 della compagnia Itavia scomparve dai radar.

E lo fa magistralmente tanto da aggiudicarsi, per la sezione ‘opere letterarie e teatrali’, il consenso della prestigiosa Commissione giudicatrice per l’assegnazione del Premio Giacomo Matteotti, presieduta dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roberto Chieppa e composta da Silvia Calandrelli, Stefano Caretti, Emanuela Giordano Meschini, Francesco Maria Chelli, Alberto Aghemo e Bruno Tobia.

«La memoria– commenta Massimo Salvianti – non è solo un complesso di date e fatti che riempiono le pagine di un libro – continua – la memoria è contemporaneità, semina e cresce nelle nuove generazioni, se vogliamo davvero produrre un cambiamento è necessario offrire gli strumenti educativi e divulgativi che contrastino la cultura del lasciar perdere perché non è toccato a noi, l’ingiustizia, il dolore, il non detto, le verità sotterranee devono interessarci perché fanno parte di noi e del nostro vissuto. Senza memoria non esiste futuro».

Massimo Salvianti andrà a ritirare il Premio in occasione della cerimonia che si svolgerà a Roma il 22 ottobre presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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