
Da Bratislava l’esortazione di Papa Francesco alla solidarietà e all’integrazione: «C’è bisogno di una Chiesa unica che comunichi. Che non sia una fortezza». L’Europa sia solidale «si distingua per una solidarietà che, valicandone i confini, possa riportarla al centro della storia» ha detto il Papa durante l’incontro con le autorità e la società civile al Palazzo presidenziale.
Nel pomeriggio di ieri, visitando il Memoriale dell’Olocausto in Piazza Rybné Nàmestie, Francesco ha incontrato la comunità ebraica e ascoltato le commoventi testimonianze di un superstite della Shoah, Tomas Lang, e di una religiosa orsolina, Suor Samuela, che rievoca l’azione delle sue consorelle nella protezione e il salvataggio degli ebrei. Il nome di Dio è stato profanato: «disonorato: nella follia dell’odio, durante la seconda guerra mondiale, più di centomila ebrei slovacchi furono uccisi», ricorda quindi il Papa «perché la blasfemia peggiore» verso Dio «è quella di usarlo per i propri scopi, anziché per rispettare e amare gli altri».
Con estrema verità e coraggio, Francesco ha denunciato: «Quante volte il nome ineffabile dell’Altissimo è stato usato per indicibili atti di disumanità! Quanti oppressori hanno dichiarato: ‘Dio è con noi’; ma erano loro a non essere con Dio».
Poi il Papa ha affrontato temi scottanti con la dignità del lavoro e la lotta alla corruzione perché «alla base di una società giusta e fraterna vige il diritto che a ciascuno sia corrisposto il pane del lavoro, perché nessuno si senta emarginato e si veda costretto a lasciare la famiglia e la terra di origine in cerca di maggiori fortune».
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